Ambasciatori Paralimpici: Chiara Coltri

Ambasciatori Paralimpici: Chiara Coltri

Ambasciatori Paralimpici: Chiara Coltri

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Chiara Coltri

Atleta, ambasciatrice del mondo paralimpico, rappresentante atleti, vice presidente della Federazione Italiana di basket in carrozzina: tante vite in una quelle di Chiara Coltri, veronese, classe 1987.

La sua storia umana e sportiva cambia la notte di Halloween del 2003, quando la macchina che guidava un suo amico, a causa della pioggia, si ribalta. Delle quattro persone coinvolte nell'incidente, solo lei riporta lesioni permanenti alle gambe.

Da quel momento inizia una nuova vita, un'esistenza animata dal motto: “Se cadi ti rialzi, parola mia”.

Card Ambasciatori - Chiara Coltri

Intervista

Chiara si è rialzata e lo ha fatto impegnandosi nello studio e nello sport. Si è trasferita all'Università di Padova e, grazie al suo impegno a favore degli studenti disabili all'interno dell'ateneo, ha incontrato un ragazzo che l'ha avvicinata alla disciplina della pallacanestro in carrozzina.

Ha cominciato a giocare con il CUS Padova, dimostrandosi subito portata per questo sport. Dagli esordi alla convocazione con la Nazionale Femminile il passo è stato breve. In poco tempo è diventata capitano nel suo club e nella Rappresentativa Azzurra, con la quale ha preso parte agli Europei di Francoforte del 2014.

Oggi è una delle Ambasciatrici dello sport Paralimpico ma anche prima di rivestire ufficialmente questo ruolo Chiara era impegnata attivamente nella diffusione dei valori che fanno parte dell'universo paralimpico: “E' da un po' che porto in giro nelle scuole la mia esperienza – racconta – ovviamente la nomina ad Ambasciatrice mi ha permesso di ufficializzare questo ruolo, il che mi dà sicuramente maggiori responsabilità ma, allo stesso tempo, rappresenta una vera e propria missione”.

L'esperienza maturata in tutto questo tempo consente a Chiara di rapportarsi sempre meglio con la platea che ha di fronte: “Nei miei incontri mi capita, ovviamente, di confrontarmi sia con persone che hanno una disabilità sia con persone che non ne hanno ma tutti i destinatari, indistintamente, sono essere umani, senza differenze e allora mi preme dire loro che non bisogna aver paura di osare, perché quando ci si trova in una situazione di difficoltà si è bloccati e invece è proprio a quel punto che bisogna avere il coraggio di mettersi in gioco e non avere paura di vivere”.

Chiara è una di quelle che ce l'hanno fatta, che sono riuscite a trasformare un momento difficile in una risorsa: “Quando riesci a fare questo passaggio, a sbloccarti e a osare, allora tutto il resto viene automaticamente, così come poi vengono le medaglie”.

Tutto questo, però, nasce da una consapevolezza: “Avviene se uno vuole farlo, il punto di partenza, in altre parole, è riuscire a metabolizzare una situazione difficile e trovare un proprio equilibrio”.

Piccoli passi e piccoli obiettivi, un poco per volta”. Certo, non tutti diventano campioni ma poco importa: “Il ruolo del CIP, oltre a quello di preparare gli atleti di alto livello è quello di formarne di nuovi e avviarne sempre di più alla pratica sportiva. Anzi, forse questo è proprio il passo più difficile”.

Per veicolare il messaggio in modo efficace bisogna capire chi si ha di fronte: “Le reazioni delle persone sono sempre diverse, gli adulti sono forse più intimoriti rispetto ai giovani ma è importante essere sempre spontanei e naturali e soprattutto non nascondere mai nulla ai bambini”.

Già, i bambini, come dire, il nostro futuro: “E' importante far capire loro che esiste il mondo paralimpico: domani saranno loro gli adulti e spero riescano a costruire una società più inclusiva. Sicuramente è giusto far capire loro che non tutto va bene, che ci sono delle difficoltà ma che ci sono anche diritti che vengono negati e per vederli riconosciuti lottiamo ogni giorno”.

A proposito della difficile situazione legata alla nuova ondata di pandemia, Chiara osserva: “La priorità deve essere la salute ma purtroppo non tutti la pensano così. Per quanto mi riguarda sono una persona capace di adattarsi e reinventarsi con molta fantasia, cercando mezzi alternativi. Questo mi ha permesso di trovare soluzioni per allenarmi a casa, anche se poi, fortunatamente, far parte di una Nazionale mi consente di proseguire gli allenamenti in sicurezza”.

Mi considero una persona positiva e voglio pensare che torneremo a fare sport come abbiamo sempre fatto. Certo, ci vorrà del tempo ma qualche spiraglio già si vede”.

Pensare positivo e adattarsi alle situazioni: “Bisogna capire che nella vita si incontreranno sempre ostacoli e che non bisogna mai essere sicuri e dare per scontato quello che si ha”.

Insomma, è proprio da questi momenti che può nascere qualcosa di buono: “Spero che non dimenticheremo presto quello che abbiamo imparato in questo periodo”.

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