Ambasciatori Paralimpici: Mattia Muratore

Ambasciatori Paralimpici: Mattia Muratore

Ambasciatori Paralimpici: Mattia Muratore

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Mattia Muratore

Esserci nei momenti decisivi: è questo che fa un campione, perché un campione vero è quello che si vede nelle situazioni difficili, in quelle, in poche parole, in cui la differenza la fa chi mantiene ben salde calma e concentrazione. Su un campo di gara così come nella vita, Mattia Muratore è in grado di lasciare un segno sempre e comunque.

Capitano, playmaker e oggi anche presidente degli Sharks Monza, Mattia è stato per anni uno dei pilastri della Nazionale Italiana di powerchair hockey, con cui ha vinto una medaglia d'argento agli Europei del 2016 e un oro ai Mondiali del 2018, realizzando dal dischetto il rigore decisivo, perché, come detto, il campione è quello che si assume le responsabilità quando le situazioni lo richiedono. Lui, che veniva da un brutto infortunio e aveva potuto giocare poco, in quel Mondiale è riuscito a lasciare comunque un segno indelebile sul quel successo.

Già, l'oro iridato, un titolo di cui pochi possono fregiarsi, e allora un po' per omaggiare il suo idolo musicale e un po' per ricordare quello straordinario momento, un tatuaggio sul suo corpo riporta una frase di Una vita da mediano, uno dei pezzi più celebri del Liga.

Card Ambasciatori

Ma esserci nei momenti importanti, dicevamo, significa farlo anche fuori dai campi di gara e allora Mattia oggi è uno degli Ambasciatori dello Sport Paralimpico, un ruolo che lo coinvolge pienamente: “Sono tanti anni che faccio sport e credo di aver maturato una bella esperienza sul campo – spiega - ma fare l'Ambasciatore per me è una cosa nuova che mi piace molto, perché mi piace molto andare in giro a raccontare la mia esperienza diretta o quella che conosco guardandomi attorno”.

Un ruolo che, purtroppo, causa pandemia, si è interrotto: “Mi è dispiaciuto molto non aver potuto dare continuità perché avevo altri eventi in programma. A ogni modo, nella veste di Ambasciatore mi trovo molto bene perché posso in questo modo non solo di comunicare qualcosa agli altri ma anche riflettere sul mondo di cui faccio parte, sull'ambiente in cui vivo.Una delle cose che mi entusiasma maggiormente - prosegue Muratore - è quando incontro ragazzi delle scuole che, precedentemente, sono stati preparati. In loro, infatti, vedo un coinvolgimento e un interesse maggiori. Mi piace vederli appassionarsi alle immagini che proietto, perché è in quel momento che capisco quanto lo sport sia in grado di emozionare; quando parlo di sport mi riferisco a lo sport tutto, olimpico e paralimpico, perchè non c'è alcuna differenza”.

In questo aiuta sicuramente praticare una disciplina spettacolare come il powerchair: sport veloce, con le carrozzine che vanno avanti e indietro per il campo all'impazzata.

La cosa in assoluto più stimolante di questo ruolo è “poter trasmettere a tutte le persone che incontro i valori paralimpici, portare le testimonianze di persone che dimostrano una grinta e una forza di volontà fuori del comune”.

Un mondo straordinario, quello paralimpico, che Mattia vuol far conoscere il più possibile: “La nostra difficoltà principale è quella di convincere le persone ad assistere alle nostre gare. Molti infatti pensano che il nostro sia un mondo tetro, buio, invece quando si trovano a vedere le nostre partite si appassionano talmente tanto che poi tornano sempre”.

Un blocco che Mattia spesso scorge anche in tanti ragazzi, un ostacolo che cade nel momento stesso in cui vedono il primo video: “Noto subito che i loro volti illuminano, che qualcosa cambia ed è allora che lascio loro spazio e tempo per le domande. Mi piace molto quando si arriva a questo punto, perché sono curioso di capire cosa ci sia nelle loro teste. Potrei scrivere un libro con tutte le domande interessanti che mi fanno. Ovviamente, è importante riuscire a rapportarsi con il pubblico che hai di fronte, cioè, se incontro studenti delle elementari devo modellare il mio intervento in modo da renderlo il più possibile interessante”.

Dal punto di vista agonistico, Mattia ci racconta come il powerchair sta affrontando questa situazione: “A metà febbraio del 2020 il Campionato è stato prima sospeso, poi definitivamente annullato. Noi, come Sharks, siamo riusciti ad allenarci un po' questa estate sempre nel rispetto delle norme, ovvero non più di dieci atleti per ogni sessione. E' stato un momento importante perché, al di là dell'aspetto tecnico, ci ha permesso di incontrarci nuovamente, di socializzare, di stare insieme”.

A un certo punto sembrava che si potesse tornare alla normalità. Erano state infatti giocate alcune partite del Campionato Italiano, anche se nessuna delle due formazioni degli Sharks era scesa in campo, né la formazione A, che milita in A1, né la B, che disputa il Campionato di A2: “Non abbiamo fatto in tempo a esordire perché purtroppo è scoppiata la seconda ondata di pandemia. Fino a gennaio sarà così, poi si vedrà.E' una situazione molto brutta, pesante, anche perché ci sono tanti ragazzi come me che vivono di questo sport e non poter giocare, non potersi allenare né stare insieme influisce pesantemente sulle nostre vita ma la salute viene prima di tutto ed è importante attenerci alle regole”.

Nelle poche sessioni di allenamento di questa estate, però, Mattia ha scorto alcuni segnali positivi: “Ho visto grande partecipazione da parte di tutti, il che significa a volontà di esserci e di riprendere. Speriamo di tornare al più presto alla normalità”.

Matti Muratore calcio inizio

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