Ambasciatori Paralimpici: Oscar De Pellegrin
Ambasciatori Paralimpici: Oscar De Pellegrin
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"Se qualcuno ti indica la strada hai già fatto centro"
Oscar De Pellegrin ci racconta cosa significhi essere un Ambasciatore dello Sport Paralimpico
Scorrere il curriculum sportivo di Oscar De Pellegrin significa sfogliare pagine e pagine di straordinari successi in ambito agonistico, risultati che nell'arco di due decenni di carriera hanno dato lustro non solo al campione bellunese ma a tutto lo sport italiano.
Atleta in grado di primeggiare indistintamente nel tiro a segno e nel tiro con l'arco, Oscar ha iniziato la sua attività agonistica nel lontano 1991. Da quel momento ha collezionato ai Giochi Paralimpici il bronzo nella carabina 10 metri a Barcellona 1992 e il bronzo nella carabina cal.22 - 50 metri ad Atlanta 1996 nel tiro a segno; nel tiro con l'arco ha fatto se possibile ancora meglio, conquistando un oro a squadre e un bronzo individuale a Sydney 2000, un bronzo a squadre a Pechino 2008 e ancora un oro individuale quattro anni dopo a Londra, scegliendo la capitale britannica come l'ultima tappa di un fantastico viaggio sportivo.Dal 2000 il veneto è Commendatore Ordine al Merito della Repubblica Italiana, oltre a essere stato insignito del Collare d'oro al merito sportivo.
Dal 2000 il veneto è Commendatore Ordine al Merito della Repubblica Italiana, oltre a essere stato insignito del Collare d'oro al merito sportivo.Dal 2017 è anche uno degli Ambasciatori dello Sport Paralimpico Italiano: “E' un grande piacere, per me ricoprire questo ruolo, perché vuol dire che il Comitato Italiano Paralimpico è cresciuto molto in questi anni”.
L'arciere azzurro sottolinea subito la crescita del mondo sportivo paralimpico e, detto da uno che per vent'anni ha fatto parte di questo movimento in veste di atleta e che ha attraversato le varie fasi di questa crescita, è ancor più importante porre l'accento su questo aspetto. De Pellegrin è molto chiaro a riguardo:“E' fondamentale ottimizzare il nostro messaggio affinché si possa lanciare un segnale positivo di speranza nei confronti di quelle persone che stanno vivendo momenti critici dovuti a post trauma o situazioni particolari.Per me è un onore far parte di questa famiglia, anche perché sono fermamente convinto che stiamo facendo un bel lavoro”.
Di lavoro, soprattutto per sensibilizzare la gente, ce n'è da fare: “Ci chiamano per incontrare alunni di tutte le scuole ed è fondamentale portare la nostra esperienza, soprattutto raccontarla ai giovani, che rappresentano il futuro e che possono contribuire a migliorare il mondo e a costruire una società con meno barriere mentali”.
Un mondo che può e deve cambiare anche attraverso il confronto con chi ha tanto da dire: “Passando da esempi otteniamo diversi risultati, come dare una mano alla crescita culturale del nostro Paese attraverso il ruolo del CIP all'interno dei centri spinali e riabilitativi. Accendere il cervello delle persone facendo conoscer loro il nostro mondo sportivo - prosegue l'ex campione -, far comprendere come siamo riusciti a raggiungere così tanti e importanti obiettivi”.
Da qualche anno ormai ricopre il ruolo di coordinatore delle unità spinali, un lavoro che ritiene stimolante quanto emotivamente difficile : “Incontri persone che si trovano in una fase acuta e che non sanno come sarà la loro vita. Allora iniziano a seguirti e a chiederti consigli; dopo un po' li vedi che acquisiscono maggiore autonomia, che si inseriscono sempre di più nella società e che poi arrivano un giorno a esprimersi anche a livello sportivo”.
Il ruolo di Ambasciatore lo vive come una missione: “Significa donarsi agli altri incondizionatamente, essere di sprone e far capire loro che si possono ottenere tante soddisfazioni e che ognuno deve dare il massimo secondo le proprie possibilità”.E se a spronareè uno che nella vita ha raccolto tanto come De Pellegrin riappropriarsi della propria esistenza diventa qualcosa di concreto: “Se qualcuno ti indica la strada hai già fatto centro”.