Un vero e proprio pioniere dello sport paralimpico: probabilmente è questa la definizione più adatta a descrivere Antonio Poli, classe 1959, 3 volte campione italiano di tennistavolo in carrozzina, attualmente tesserato con la società Rangers San Rocco di Udine. Oltre a essere un atleta, Antonio ha anche un'intensa attività di promotore dello sport e siede nel consiglio regionale del Cip Lombardia come rappresentante delle discipline sportive. “A causa di una malformazione congenita, mi muovo in carrozzina dalla nascita, ma questo non mi ha impedito di svolgere una vita normale, ricca di successi in ambito sportivo, ma anche lavorativo, scolastico e relazionale”, ci racconta, prima di lanciare un messaggio alle nuove leve: “Per me lo sport è stato fondamentale, lo consiglio a tutti i giovani, ma anche ai meno giovani”.
Antonio, quando ha iniziato a fare sport? “Ho cominciato tra gli anni '70 e '80 con il nuoto: ho vinto un campionato italiano, realizzando anche un record nazionale nei 25 rana. Dopo il 1985, mi sono avvicinato al tennistavolo. Oggi, il mondo paralimpico è più strutturato che in passato, quando mancavano le possibilità, l'attenzione e l'interesse odierni. Rispetto a qualche anno fa, il livello è altissimo e lo sport per alcune persone con disabilità è diventato un lavoro: ci si allena 8 ore al giorno e l'agonismo è vero. In Italia, paese molto indietro rispetto ad altre nazioni, prima non era possibile dedicare così tanto tempo all'attività fisica. Oggi, rimanendo al tennistavolo, è stato creato un centro federale a Lignano Sabbiadoro presso il villaggio turistico “Bella Italia Efa Village”, coordinato dal direttore tecnico della nazionale paralimpica di tennistavoloAlessandro Arcigli, coadiuvato dai tecnici Donato Gallo e Marcello Puglisi: qui gli atleti paralimpici soggiorneranno in preparazione delle prossime Paralimpiadi di Tokyo”.
Qual è stato il suo percorso nel mondo dello sport? “Sono stato agonista nel tennistavolo fino agli europei del 2006, vincendo per tre volte il campionato italiano nella mia categoria di riferimento, la ‘classe 2'. In seguito, mi sono dedicato per 3 anni all'inserimento sportivo per persone che avevano subito incidenti presso l'unità spinale dell'ospedale Ca' Grande di Niguarda di Milano. Ho portato a giocare alcuni atleti che hanno continuato la loro attività di atleta raggiungendo ottimi risultati: è stato molto gratificante. Nel 2012, grazie al presidente del Cip Lombardia Pierangelo Santelli, ho commentato su Sky le Paralimpiadi di Londra. Da ormai 4 o 5 anni, faccio le telecronache per Fitet tv, il canale ufficiale in streaming della Federazione: seguo tutte le partite dei tornei nazionali, oltre alle manifestazioni internazionali che solitamente si svolgono a Lignano Sabbiadoro nel mese di marzo. Ringrazio ancora Santelli per l'opportunità del 2012, che mi ha aperto la strada da telecronista, e per le tante cose che poi abbiamo fatto insieme”.
Ma non c'è solo il tennistavolo, giusto? “Sì, da circa un anno, mi sono avvicinato alla disciplina delle bocce, sport di grande interesse e precisione, raggiungendo ottime soddisfazioni: in questo campo, atleti che hanno disabilità anche gravi riescono a ottenere traguardi significativi.È una disciplina che consiglierei a tutti e che, con il grande impegno di Santelli, si sta cercando di incrementare, sensibilizzando le numerose bocciofile sparse in tutto il territorio lombardo affinché possano mettere a disposizione le loro strutture, adeguandole alle necessità degli atleti disabili”.
La medaglia o la gara a cui è più affezionato?“È stato tutto molto bello, ma se dovessi indicare un successo in particolare direi il primo campionato italiano che ho vinto. Anche se l'ultimo è stato molto emozionante, perché arrivato in un periodo in cui non mi allenavo tanto e sono riuscito a batture avversari sulla carta più forti di me”.
Cosa le ha dato lo sport come atleta e come persona? “Mi ha dato tantissimo, soprattutto a livello di integrazione. Sono sempre stato una persona molto aperta e, nonostante la disabilità importante, non ho mai avuto problemi a relazionarmi con gli altri. Tuttavia, lo sport mi ha fatto dare il meglio di me: ho raggiunto traguardi incredibili, cui prima non credevo di poter ambire. Ho fatto attività di inserimento proprio per far capire alle persone che, nonostante le difficoltà fisiche dalla nascita o il disagio che si possono provare dopo un incidente, lo sport può essere uno stimolo a migliorare sempre e a portare avanti le attività quotidiane in maniera normale. Chi nasce con una disabilità la accetta in modo diverso rispetto a chi, da un giorno all'altro, si ritrova con la vita completamente cambiata”.
Quanto è importante la figura della sua compagna?“Emanuela è molto importante: dal 2006 mi segue in tutta la mia attività, comprese le giornate organizzate dal Cip per presentare le varie discipline paralimpiche, cui partecipiamo in qualità tecnici. Prima di lei, quando ho svolto attività sportiva in giro per mondo, ero totalmente assistito da mia mamma: mi ha accompagnato sia nel nuoto sia nel tennistavolo fino agli europei del 2006. Anche i miei genitori sono stati fondamentali”.
Che messaggio si sente di dare ai giovani e alle loro famiglie? “Avvicinatevi allo sport, anche con l'aiuto delle famiglie. Non è importante farlo solo a livello agonistico, quanto per i grandi insegnamenti che il mondo paralimpico può dare. Se si hanno capacità e tempo, poi si può anche provare l'agonismo. Partecipare, seguire, vedere le manifestazioni sportive dà grande soddisfazione: per questo motivo sono grato alla Federazione tennistavolo, che tramite le telecronache in streaming mi dà l'opportunità di far conoscere il mio sport e quanto questo possa dare”.