Assunta Legnante. "Una sacher e il triplete a Tokyo 2020, per farmi felice"

Assunta Legnante. "Una sacher e il triplete a Tokyo 2020, per farmi felice"

Assunta Legnante. Una sacher e il triplete a Tokyo 2020, per farmi feli...

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Il suo Natale “sarà a casa e in famiglia, si mangerà tanto pesce, da noi è tradizione”. Scherza e ride, Assunta Legnante, alle prese ancora con l'ultima lavatrice di Dubai, i panni che forse non voleva lavare più, per ricordo. Ci stava dentro quando ai Mondiali di novembre scorso ha siglato il record europeo nel lancio del disco non vedenti, con la misura di 37.89, anche medaglia d'oro mondiale, e ha di nuovo sbaragliato tutte nel getto del peso, suo regno indiscusso da un decennio.

“Mi sono buttata nel disco proprio per trovare nuove strade. Nel peso non trovo più il giusto stimolo per fare certe misure" (suo il record del mondo di 17.32). Invece una rivale minacciosa e anche più giovane si affaccia già: “E' vero, nel peso non posso stare più tanto tranquilla. C'è una uzbeka che mi sta vicino, come me è una ex atleta vedente che in carriera ha fatto più di 17 metri e ora ne fa 15, ma è ipovedente”.

Nel disco, l'atleta da battere è la cinese Zhang che detiene il record del mondo. Quest'anno Assunta l'ha messa alle spalle, con le misure fatte “ma questo significa che dopo Dubai si sarà accanita ancora di più e a Tokyo me la farà pagare”.

Ma il suo gesto, misurato e rituale, scaglia il peso, e ora anche il disco, là dove nessuna arriva.

“Una semplice folata di vento, invece, può distrarci e cambiare il lancio. Un secondo prima di prendere posizione in pedana cosa penso? Non c'è neanche tempo, accade tutto in apnea. Poi l'urlo è liberatorio, ed esce potente perché è un modo per tornare a respirare, ma è anche la percezione di aver fatto una buona misura. Nel peso, questo gesto meccanico che mi porto dietro da tanti anni, mi fa capire subito il risultato che ho fatto”.

Difficile trovare i riferimenti nello spazio, è un esercizio quotidiano: “A casa, ma anche fuori, mi muovo con il tatto, toccando tutto”. Nello sport si appoggia a Nadia Checchini, il Tecnico azzurro che la scorta in pedana e la indirizza sapientemente ai continui trionfi. “Nei lanci lo spazio non lo trovi, ti affidi semplicemente al gesto, sai che quella è la linea da seguire e ti affidi a quella. Nel disco tutto questo è difficilissimo, non lo facevo da vedente e ora è tutto nuovo per me. E in questa specialità c'è pure quell'attimo in cui praticamente voli, hai i piedi staccati da terra. E io non vedo l'ora di riatterrare, sinceramente. La preparazione di entrambe le gare? È la stessa, i lanci si preparano tutti nello stesso modo, cambia la tecnica ma quella è in base all'attrezzo”.

Una che non si è mai pianta addosso, Assunta, neanche dopo il riacutizzarsi del glaucoma congenito che l'ha resa cieca. Ha lasciato Frattamaggiore e Napoli diverso tempo fa e non tornerebbe indietro, perché a Civitanova si sente a casa, l'hanno accolta come una figlia. Ma alla sua terra campana deve tanto di come è: “Sicuramente è nato con me lo spirito goliardico, il fatto di non abbattermi mai e trovare una soluzione di fronte a qualsiasi problema”.

Una non convenzionale, contro corrente: “Sarò impopolare, ma pochi giorni fa era Santa Lucia e tutti invocavano per me il miracolo - scherza. Io non la rivorrei, la vista. Sono meglio ora, come persona”. E spiega qualcosa che sembra assurdo: “Sono migliorata a livello caratteriale, empatico, valuto le persone in modo diverso. Prima ero tanto autonoma, da atleta via presto da casa, ho dovuto accelerare i tempi. Ora ho un sesto senso che mi aiuta a capire chi ho davanti, anche se non lo vedo. Insomma, prima vivevo di sole immagini, ora di emozioni”.

Ai Collari d'oro, pochi giorni, fa l'ennesima incoronazione quale azzurra iridata e nel mezzo una piacevole scoperta “il Ministro dello Sport è mio compaesano, abitava a pochi metri da casa mia. Abbiamo scambiato due parole, ci sono delle cose da fare insieme nella mia terra. Parlo dal punto di vista sportivo, io sono andata via perché purtroppo da quel punto di vista offriva poco. Una terra che ho lasciato tempo fa, ma dove per ora non tornerei. Io mi fermo dove sento delle vibrazioni e dove mi sento bene”.

“Pensa che al ritorno dai Mondiali di Dubai rientro a casa verso mezzanotte e trovo i miei amici che sparano l'Inno a tutto volume e sul tavolo una torta sacher, rigorosamente senza panna. E' la mia passione, da brava meridionale, come le baite con fuori il freddo e la neve, il camino che brucia la legna e profuma l'aria”. Nemmeno il tifo calcistico fa eccezione, per una ‘interista fino al midollo'. Stravagante e caleidoscopica Assunta, che in pedana gioca a indossare gli occhi dei supereroi. Presi dai fumetti, insieme alla magia dell'infanzia: “Diabolik è stata la prima, un regalo degli amici di Ascoli alla prima gara da atleta paralimpica, quella di Londra 2012 è andata in regalo al Papa, un'altra è andata come cimelio al Museo Teatro dello Sport di Salerno, ma ne ho un'altra. L'ultima, l'hanno scelta i miei follower in rete, è l'Uomo Tigre. In realtà è un omaggio al Giappone, la sede delle Paralimpiadi, nel cinquantenario di questo personaggio fortunatissimo”.

Nella sacca fa capolino anche quella degli Hungry Birds e non si finisce di ridere. A Tokyo fa un pronostico, anzi una promessa, da brava scaramantica partenopea: “Mi candido al triplete, dopo Londra 2012 e Rio de Janeiro 2016. Spero solo di farlo prima della Juve, però”.

Foto: Marco Mantovani

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