Emanuele Pagnini, l’anima del cable wakeboard paralimpico in Italia

Emanuele Pagnini, l'anima del cable wakeboard paralimpico in Italia

Emanuele Pagnini, l’anima del cable wakeboard paralimpico in Italia

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Tricks, slider, transfer, tubi e rampe, salti e rotazioni, cable o barca a motore, “ma la barca ormai è il passato per questione di costi – racconta Emanuele Pagnini, 43enne di Cattolica - mentre il traino via cavo è più economico e sostenibile, ecco perché ormai sui laghi italiani sono montati oltre trenta cable”. Parliamo di wakeboard di nuova frontiera, quello che si pratica agganciati con una fune ad uno skylift istallato in pieno lago, il cui cavo è posto a 12 metri sul pelo dell'acqua e traina gli atleti in evoluzioni mozzafiato.

Emanuele è l'anima del movimento ‘seated' in Italia, con l'attrezzo adattato per persone con paraplegia o spina bifida, o malattie progressive che limitano l'uso delle gambe. E' lui che organizza corsi di avviamento alla pratica sportiva. Agli ultimi, ha raccolto 31 giovanissimi che ora debutteranno ai Campionati italiani FISW che per la prima volta ha messo nel programma la specialità seated “E' un motivo di orgoglio per me, è un traguardo che considero mio, se ora esisterà la categoria paralimpica alle gare nazionali”.

Ma Emanuele è anche e soprattutto un formidabile azzurro di questo sport adrenalinico. Si è appena confermato campione del mondo a Buenos Aires, mettendo alle sue spalle con il punteggio di 85.67 il rivale più agguerrito, il francese Jerome Elbrycht (75.67), ed è campione europeo in carica da ormai tre edizioni.

In Argentina, oro mondiale juniores anche per sua figlia Claudia, che ha preso tutto dal papà. “Claudia mi motiva, è lei che mi spinge a tenermi in forma, ci scambiamo consigli. Dice che la mia tecnica è old school, troppo tradizionale, mentre lei fa un lavoro molto più creativo, di studio delle figure, sempre alla ricerca di nuovi tricks (manovre) acrobatici. Il mio lavoro principale ora è seguire lei, mia ‘compagna' di Nazionale”.

Emanuele, dopo l'incidente stradale nel '93, in cui ha perso l'uso delle gambe, ha cominciato con lo sci alpino, conoscendo l'ebbrezza di una Paralimpiade, quella di Torino 2006 e due mondiali. Poi dal 2009 lo sci nautico, dal 2015 il cablewake.

“Il wakeboard non è ancora disciplina paralimpica -racconta-, c'è un Comitato apposito però, nella Federazione Mondiale di sci nautico IWWF, che sta spingendo per l'inserimento nel programma di Parigi 2024, e se diventa disciplina olimpica, auspico che contemporaneamente lo diventi anche paralimpica”.

La gara di cablewake si compone di due run, si scarta la peggiore, e i tricks sono a scelta dell'atleta, in base alle sue capacità tecniche. La giuria si esprime sul grado di difficoltà e sull'esecuzione. Si tratta soprattutto di salti in acqua e rotazioni “il mio forte, in gara, è una manovra che per diverso tempo sapevo fare solo io, con salto e una rotazione e mezzo. Ma ora l'ha imparata anche il mio diretto avversario, Jerome. Anche se un conto è averla imparata da poco e un altro è avere la lunga esperienza nel ripeterla”, dice.

“Figure e posizioni, insomma la teoria, che si studiano a secco, mica siamo matti o spericolati, poi si provano passo passo in acqua. Il pericolo principale di questo sport? Se sei seguito e guidato da qualcuno esperto, fai le cose con criterio e cognizione, per gradi, i rischi sono calcolati, non parliamo di pericoli”.

Si fa cable wakeboard seated ad Ancona, all'Idroscalo di Milano, a Torino. Nessuna scusa per non provare, il telaio adattato costerebbe 2/3000 euro, ma FISW e CIP grazie a questo progetto di avviamento curato da Emanuele in tutta Italia, offrono i mezzi e garantiscono a chi comincia che non spenderà una lira. Anzi guadagnerà, in divertimento e carica di adrenalina pura.

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