Festival della Cultura Paralimpica: apertura con Dacia Maraini

. Tanti gli ospiti nel segno dello sport e dell'inclusione

Festival della Cultura Paralimpica: apertura con Dacia Maraini

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E' stato l’intervento di Dacia Maraini ad aprire la prima giornata della terza edizione del Festival della Cultura Paralimpica di Milano. Dopo la presentazione di ieri a Torre Allianz, la manifestazione è entrata nel vivo con un ricco di programma di ospiti che si sono alternati nelle sale della Fabbrica del Vapore. La scrittrice, ispirata dalla vicenda umana e sportiva di Ambra Sabatini, Martina Caironi, Monica Contrafatto, ha parlato delle tre campionesse paralimpiche come le protagoniste di una fiaba moderna, ragazze in grado di uscire da una situazione difficile non grazie al bacio di un principe azzurro ma con la scienza e la loro enorme forza di volontà.

Subito dopo sono salite sul palco centrale proprio le tre velociste azzurre protagoniste della finale dei 100 metri ai Giochi di Tokyo.

“L’educazione all’inclusione deve partire dalle scuole, dal momento in cui i ragazzi si avvicinano a questo mondo, che è un mondo non solo sportivo ma anche di amicizia e solidarietà”, ha dichiarato Ambra Sabatini.

“La gente ha imparato a non vedere solo la disabilità, in noi, ma anche il momento sportivo. Inclusione, per me, vuol dire questo, vuol dire essere tutti sulla stessa barca, farsi partecipi dell’altro”, queste le parole di Martina Caironi.

“Nella sfortuna sono stata fortunata, perché ho scoperto un nuovo mondo e ho cominciato a vedere la vita in modo diverso. Ho capito anche che ognuno di noi ha una grande forza di volontà, si può cadere ma ci si rialza sempre”, ha raccontato Monica Contrafatto.  

Quindi la parola è passata al Presidente del CIP Luca Pancalli: “Ho trovato la mia dimensione nel provare a dare dignità a questo movimento sportivo e attraverso questa dignità spero di aver fatto crescere un po' la nostra società. Nel nostro Paese ci sono tante persone per bene, l’importante è scuotere le coscienze delle persone per bene”.  

Grande partecipazione, quindi, per il film Tam-tam basket. The dream team, il documentario del regista Mohammed Kenawi, trasmesso da Al Jazeera, che a breve verrà tradotto in inglese per raggiungere un pubblico ancora più ampio. “Gli studenti presenti si sono immedesimati nella storia dei ragazzi del Tam-tam basket e sono sicuro sia arrivato loro un messaggio di piena integrazione”, ha commentato Mohammed Kenawi.

Silvia Biasi, atleta di sitting volley, ha parlato del suo libro Volevo solo giocare a pallavolo, delle sue difficoltà iniziali a praticare, difficoltà che non le hanno impedito di arrivare a vestire a maglia della Nazionale Italiana.

“Se hai un obiettivo da raggiungere alla fine trovi sempre il modo di raggiungerlo”, ha commentato il nuotatore paralimpico Antonio Fantin parlando della sua biografia dal titolo A capo.   

“Lo sport deve aiutare l’integrazione. Attraverso lo sport dobbiamo capire che siamo tutti uguali e che dobbiamo cercare di convivere”, ha spiegato Yemaneberhan Crippa, campione europeo dei 10000 piani a Monaco.

“Lo sport è uno e uno solo e non esistono limiti. La gente deve capire che incontrare una difficoltà non vuol dire che tutto sia finito ma bensì che la posso battere. Ognuno di noi, pertanto, ha sempre una seconda possibilità nella vita”, ha dichiarato Francesca Porcellato, campionessa in grado di vincere nell’atletica, nello sci nordico e nel ciclismo, a margine della presentazione del suo libro La rossa volante.

“Lo sport mi ha permesso di capire quante cose straordinarie potevo fare. Far parte del mondo paralimpico, inoltre, mi ha fatto conoscere persone fantastiche e vedere il mondo in maniera diversa”, ha commentato la paratriathleta Veronica Yoko Plebani dopo la proiezione del documentario sulla sua vita Corpo a corpo.

“La gente deve imparare a conoscere il nostro mondo e capire, soprattutto, che prima di essere persone disabili siamo persone”, ha detto Mattia Muratore, atleta di powerchair hockey, autore di Sono nato così, ma non ditelo in giro.

“Antonio Maglio era un visionario che è riuscito a vedere oltre e andare contro muri, a rompere gli schemi e portare avanti un’idea diversa attraverso le sue battaglie”, ha dichiarato Marco Pontecorvo, regista del film A muso duro, sulla vita del Professore Antonio Maglio, padre della sport-terapia nel nostro Paese e ideatore delle prime Paralimpiadi.

"Maglio era oltre la parola inclusione: per lui non esistevano le disabilità ma solo le persone", ha ricordato Maria Stella Maglio. 

“Questo libro è un inno alla vita, qualcosa che possa dare a tutti noi la forza necessaria per affrontare la vita partendo dallo sport”, ha spiegato Patrizia Saccà, ex atleta di tennistavolo, che ha presentato il libro Un tris di cuori scritto insieme a Paolo Fresi e Sara Rubatto.

“Ognuno di noi è imperfetto, nessuno può dire cos’è la perfezione e cosa la disabilità: dobbiamo invece parlare invece delle abilità che ognuno di noi ha. Noi siamo nati per essere felici e per essere quello che siamo”, ha detto Luca Trapanese, autore de Le nostre imperfezioni.

Di accessibilità ha invece parlato la designer islandese Sigga Heimis: “Spero di aver lasciato qualcosa ai ragazzi presenti. Per me si è trattato di un grande momento di ispirazione”,

La giornata ha quindi visto l’inaugurazione della mostra fotografica Uno sguardo dentro, di Riccardo Pravettoni, fotografo con sindrome dell’autismo, il convegno dell'INAIL dal titolo Dall'artigianato all'ingegneria: i mestieri e le competenze nell'assistenza protesica dell'INAIL ma anche il confronto genitori-figli, con la presenza sul palco centrale degli atleti Renè De Silvestro, Antonino Bossolo, Nicole Orlando, Xenia Palazzo, Francesco Imperio, Greta Ampollini, Gabriele Zendron.

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