Il bersaglio in corridoio: il tiro con l’arco si fa a casa

Il bersaglio in corridoio: il tiro con l'arco si fa a casa

Il bersaglio in corridoio: il tiro con l’arco si fa a casa

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Il bersaglio si rimpicciolisce, il corridoio diventa il campo di tiro, ci si allena con i pesi o con strani marchingegni. Anche il tiro con l'arco si adegua al lockdown per arginare la diffusione del coronavirus, come raccontano le testimonianze da Pavia di Elio Imbres e Stefania Giacometti, rispettivamente tecnico Fitarco e atleta della Polisportiva Disabili Valcamonica.

“Giusto oggi sono riuscito a far arrivare a Stefania il paglione e una specie di carrucola che mi sono inventato, in cui si solleva un peso con uno sforzo simile all'apertura dell'arco”, dice Elio Imbres, che è anche delegato provinciale del Cip Lombardia. Imbres segue arcieri con disabilità dai primi anni Duemila: ha iniziato come istruttore al Cus Pavia, è passato all'Arcieri Ardivestra e quindi alla Disabili Valcamonica, dove allena altri 5 atleti oltre a Stefania Giacometti: Kelmend Cekaj di Legnano, Francesco Lebrino di Mede (Pavia), Paolo Rigamonti di Milano, Dario Torri e Santina Pertesana del bresciano. “Naturalmente non riusciamo a vederci, ma ci sentiamo telefonicamente o su WhatsApp, siamo un gruppo che si vuole bene”, continua Imbres. In questo periodo gli atleti cercano di stare in forma come riescono. “Qualcuno è più fortunato di altri e ha un giardino, ma ci si può allenare anche nel corridoio di casa – spiega –, utilizzando un paglione con un bersaglio molto piccolo: al posto di avere un centro da 12 centimetri come quando si tira da 50 metri, il centro è ridotto a 2 soli centimetri”. Ma il tiro con l'arco non è solo questione di mira: “È potenza muscolare, è contatto fisico con arco e freccia, una sequenza di movimenti che si acquisisce con il tempo e che va tenuta allenata”.

“Io mi stavo esercitando con i pesi e gli elastici, ma ora potrò usare il paglione e il simulatore che mi ha portato Elio”, aggiunge Stefania Giacometti. Lei a casa può contare su un giardino e su un portico di 15 metri, che “per l'allenamento di precisione va benissimo”. Cinquantaduenne, tetraplegica, ha iniziato a tirare con l'arco solo nel 2017: “È stata una coincidenza – racconta –, dovevo cambiare la sedia a rotelle e l'ortopedico, vedendomi, mi consigliò di mettermi in contatto con Elio”. Dopo 3 mesi di arco-scuola, il passaggio al più impegnativo arco compound e l'agonismo. “A maggio 2018 ho fatto il mio primo Campionato nazionale outdoor e ho vinto 2 bronzi, 2 argenti ai Nazionali indoor del 2019, quest'anno il Campionato era a febbraio a Palermo, ma non ce l'abbiamo fatta ad andare”. Ma lo sport non le ha dato solo medaglie: “La soddisfazione è vedere che riesco a fare qualcosa per bene, alla pari con gli altri, dal momento che gareggio con atleti normodotati – dice –. E con i compagni di squadra, anche se non ci alleniamo molto insieme, si è creato un bell'ambiente”.

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