La FICK paralimpica sarda nelle parole del presidente Luca Calandrino
La FICK paralimpica sarda nelle parole del presidente Luca Calandrino
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La Sardegna paralimpica ha un altro ramo fruttuoso sul piano dei risultati. Pure in casa FICK (Federazione Italiana Canoa e KaYak), non mancano le eccellenze che negli ultimi anni sono state rappresentate dall'atleta cagliaritana Anna Pani (Circolo KaYak Sardegna Le Saline). Anche nell'ultima edizione dei Campionati Italiani disputati questo mese all'Idroscalo di Milano, ha riportato il successo nel KL2 pagaiando i mille metri in 6'26.22.
Il presidente regionale della FICK Luca Calandrino la conosce molto bene sin dagli anni novanta in quanto militanti nella stessa società: “Anna è tra le prime atlete italiane ad aver praticato la paracanoa – dice – e ne ho sempre apprezzato la tenacia e la voglia di andare avanti”.
a sx il presidente FICK Luca Calandrino
Calandrino ha fatto di tutto e di più all'interno del settore: come atleta si tolto la soddisfazione di vincere un titolo ai Campionati Italiani Universitari e ha raccolto numerosi metalli nei campionati italiani giovanili e assoluti. Nel frattempo intraprende anche l'attività di tecnico. A 35 anni la scelta di abbandonare l'agonismo per cimentarsi con la politica sportiva: prima gli impegni come segretario regionale e contemporaneamente la nomina a commissario nazionale di Ocean Racing, Gare mare aperto e Carte Federali. Nello scorso mandato tenne la delega per la paracanoa sarda, ma causa degli impegni aumentati a dismisura l'ha poi ceduta parzialmente, nell'ambito della parte prettamente tecnica, al consigliere Efisio Ardau.
La paracanoa isolana ha espresso diverse potenzialità nell'ultimo trentennio..
Abbiamo atleti sardi che hanno vinto medaglie anche ai mondiali. Oltre alla stessa Anna, menzionerei Giovanna Chiriu e altri atleti di livello come Giovanni Pilia e, tra i più giovani, Andrea Verona.
La federazione nazionale ultimamente ha subito un processo di ammodernamento
Questo è accaduto a partire dalla metà degli anni 2000. E' riuscita a creare un sistema di gare in cui si è favorita l'aggregazione e il coinvolgimento. Da qui si è arrivati poi all'istituzionalizzazione della paracanoa grazie ad eventi nazionali e internazionali che pure io ho avuto la fortuna di vivere direttamente.
Dotazioni FICK Sardegna
E quindi sono mutati anche metodi di preparazione?
Con l'inserimento della canoa alle Paralimpiadi il movimento è stato travolto e poi stravolto da un'evoluzione e da un innalzamento del tasso tecnico e anche da una modifica regolamentare importante che ha messo in subbuglio i nostri piani Praticamente da creatori delle regole ci siamo trovati a subirne gli orientamenti, spesso imposti.
Non vi ha portato nulla di positivo?
Beh, in realtà possiamo bearci di qualcosa. Il mio amico cagliaritano Stefano Porcu, che lavorava in comitato con me quando ero segretario, lo scorso quadriennio è stato nominato tecnico della nazionale di paracanoa e ha portato gli atleti a Rio. E' lui che trasmettendomi tutte le evoluzioni del settore mi permette di affrontare certe tematiche con maggiore disinvoltura.
Come è attualmente il movimento paracanoistico sardo?
L'attività si sviluppa prevalentemente a Cagliari. Ci sono stati esperimenti in tutte le altre realtà sarde, ma mancano le infrastrutture. C'è poca elasticità da parte dei praticanti nell'andare oltre l'ostacolo. Si lamentano del godimento dei loro diritti sacrosanti con la persona sbagliata. Per programmare un'attività rivolta ai ragazzi della paracanoa non mi servirò mai dei fondi che ci sono stati concessi per la gestione dell'attività generale. Non sarebbe giusto nei confronti degli altri. Ai nostri atleti paralimpici ho sempre detto che avrebbero diritto, attraverso canali specifici, allo stanziamento di fondi e risorse.
E' una disciplina di sacrificio la vostra?
Quando fai qualcosa che ti piace e ti appassiona non deve considerarsi un sacrificio ma parte dell'impegno. Ed è ciò che ci insegna il nostro presidente federale Luciano Buonfiglio. Un sacrificio, lo dice la parola stessa, è qualcosa di cui ti privi. Quando fai qualcosa che ti piace è indubbiamente un impegno che comporta anche dei momenti di difficoltà ma per guardare il panorama sulla punta della montagna, ci devi salire.
Quali sono le peculiarità?
La paracanoa è una di quelle poche discipline in cui l'atleta usa lo stesso identico strumento utilizzato dall'olimpico, anche se la canoa è leggermente diversa. Di sicuro per arrivare ad saper utilizzare l'imbarcazione da gara occorrono tanti bagni. Da noi, per impostazione politica data dal Comitato, tutte le gare regionali sono aperte anche ai canoisti paralimpici.
Sulla spiaggia
Ci sono dei però?
Non essendo una disciplina che si pratica in un palazzetto o in una pista d'atletica, non abbiamo avuto l'obbligo di legge di adeguare le nostre strutture anche per i disabili. Di conseguenza i laghi, i bacini e gli invasi non sono sempre naturalmente predisposti a ricevere i paralimpici. Registro resistenze semplicemente all'ascolto da parte degli enti gestori, anche soltanto per ipotizzare interventi che siano importanti.
Che fare?
Se io dovessi proporre la costruzione di uno scivolo in cemento che permetta di raggiungere i pontili all'interno di invasi che sono soggetti a variazioni di livello molto elevati, riceverei resistenze e in più avrei un costo che come federazione non è giusto che io sostenga.
Pagaiare in mare
Perché?
Perché le altre federazioni sportive hanno avuto le migliorie con soldi pubblici. E quindi dobbiamo inventarci come adeguarci alle situazioni, spesso scomode. Io vedo come ente idoneo a portare avanti questa necessità all'esterno proprio il CIP. C'è bisogno di investimenti ad hoc utili ad evitare il deturpamento dell'ambiente in seguito alla costruzione di pedane o scivoli. Ci sarebbero tante altre problematiche che andrebbero analizzate con più serenità da parte di tutti.
Prospettive future?
Mi auguro dal profondo del cuore di avere sempre dei praticanti. Vorrei che più persone si avvicinassero alla canoa perché praticandola ci si stacca dalla carrozzina facendo sport nella massima normalità e con un contatto diretto con la natura. E' impegnativo e logisticamente scomodo perché si è a contatto con l'acqua che spesso non è pulita. Ma per gli appassionati sono problemi davvero secondari.