Oxana è tornata in pista, e ricomincia la strada per Tokyo dal record italiano indoor sui 200 m

Oxana è tornata in pista, e ricomincia la strada per Tokyo dal record italiano indoor sui 200 m

Oxana è tornata in pista, e ricomincia la strada per Tokyo dal record ...

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Ricomincia a testa bassa, dopo il bronzo europeo nella staffetta universale a Berlino 2018 e dopo il record italiano indoor sui 200 metri pochi giorni fa ad Ancona (34.14), la strada che porterà Oxana Corso verso Tokyo 2020. Per lei, sprinter delle Fiamme Gialle romana d'adozione ma russa di nascita, interrotta dopo i Giochi di Rio de Janeiro sia a livello psicologico, per il crollo della sua competitività legato alle classificazioni sportive, che fisico, per un infortunio all'alluce che l'ha costretta a un lungo stop e all'operazione.

“A Rio sono atterrata già molto demotivata – racconta Oxana-, perché sapevo di non poter competere alla pari con le atlete della mia categoria T35 (riservata alle cerebrolesioni gravi): alle gare erano state inserite, infatti, atlete molto più abili di me, oltre che più giovani. Da lì è cominciato un lungo periodo di depressione per me”. In un lampo, vanno in frantumi traguardi sportivi e possibili medaglie. Quella cambiata, oggi, è Oxana, più serena e consapevole: “La situazione è ancora questa – dice-, io sono stata valutata di nuovo, sono sempre T35, ma le mie avversarie sono ancora lì. Per fortuna le categorie non sono fisse ma sempre rivedibili, questo mi dà uno spiraglio”. In più, l'infortunio è risolto e splende un grande amore nella vita di Oxana, quello per il marito Domenico, colui che l'ha spinta a tornare in pista, a rimettersi a lavorare a testa alta, a ritrovare fiducia e il peso forma, perso dopo i lunghi mesi a letto e le delusioni. “Il record italiano ad Ancona? Proprio non me l'aspettavo, avevo buone sensazioni ma nulla più. Ero molto tranquilla proprio perché non avevo particolari aspettative e mi sono anche divertita tantissimo. Sono tornata perché correre è la mia vita, in pista mi sento solo atleta, senza altri aggettivi. E i 200 sono la mia gara preferita perché anche se sbagli la partenza, puoi rimediare in corsa. La gara non si pregiudica come nei 100 dove, ad esempio, basta sbagliare due appoggi e butti via tutto".

In Italia dai tre anni - era il 1998 quando venne a Roma da San Pietroburgo, adottata insieme alla sorellina -, a dieci comincia a correre, spinta dall'insegnante di educazione fisica a scuola. E' amore da subito, il futuro si illumina. Nel 2013, dopo il doppio argento ai Giochi di Londra 2012 (100 e 200), arriva il primato mondiale sui 100 (15.63) ai Mondiali di Lione. Del 2016, il record iridato ancora saldamente nelle sue mani è quello sui 400 m (1:14.69). “E' ancora mio perché non ci sono atlete con la mia disabilità che riescano a farlo” – dice con orgoglio Oxana, che a ogni appuntamento clou ama tingersi i capelli-. “Ma ora sono di nuovo bionda, come mi ha conosciuta Domenico. Quando è successo? Prima delle Paralimpiadi brasiliane, con la FISPES ero andata in udienza dal Papa, in Vaticano. Lui, bersagliere, era in servizio con Strade Sicure alla Porta del Perugino, dove sarei dovuta arrivare. Appena mi ha vista scendere dall'auto, ha avuto una folgorazione e ha pensato ‘devo prendermi cura di questa ragazza, d'ora in poi'.

“Un colpo di fulmine ‘benedetto' addirittura dal Papa” per Oxana, che quel militare l'ha sposato pochi mesi fa e finalmente ha ritrovato se stessa. Già dedica a lui i suoi prossimi traguardi di atleta, la lista è già piena e la sa a memoria: “Il Grand Prix di giugno, poi i Campionati Italiani a luglio, altri Meeting internazionali sparsi e a fine novembre i Mondiali di Dubai. Poi sarà l'anno di Tokyo e dopo ancora ci sarà il Mondiale nel 2021”. Si guarda così lontano non tanto per ambizione sportiva, che pure è di nuovo enorme, ma perché dopo, davvero, non ci saranno più intralci all'allargamento della famiglia.

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