Paratrap: le impressioni dei protagonisti del Mondiale di Granada

Il Campionato del Mondo di Paratrap di Granada ha rivelato ancora una volta la grande vitalità della scuola italiana

Paratrap: le impressioni dei protagonisti del Mondiale di Granada

Dettagli della notizia

Il Campionato del Mondo di Paratrap di Granada ha rivelato ancora una volta la grande vitalità della scuola italiana. Gabriele Nanni ha centrato un traguardo storico assicurandosi il terzo titolo mondiale consecutivo in PT3, Fabrizio Cormons ha conquistato l’argento in PT2 e Mirko Cafaggi ha meritato il bronzo ancora in PT3. Proprio ai protagonisti dell’impresa andalusa e al Ct Benedetto Barberini abbiamo chiesto di scandagliare nei minimi dettagli l’ennesima grande impresa del Paratrap azzurro.

Ct Barberini, qual è la sua fotografia del Mondiale di Granada?

È l’istantanea di una trasferta molto positiva in cui i ragazzi sono stati tutti all’altezza della situazione. Naturalmente non avrei potuto scommettere sul colore delle medaglie, ma che qualche medaglia potesse arrivare ero abbastanza certo. Sono stato particolarmente contento per l’oro di Gabriele Nanni che si è confermato per la terza volta consecutiva campione del mondo. Contento anche per Fabrizio Cormons che da detentore del titolo è riuscito a conquistare un argento alle spalle di Filip Marinov che è l’atleta fortissimo che conosciamo. Ma del resto ha fatto una bella gara anche Saverio Cuciti a cui è sfuggito il bronzo per un errore all’ultimo piattello della finale. In PT1 è entrato in finale Davide Fedrigucci, campione del mondo in carica, che ha fornito una buona prova anche se non ha centrato il risultato che Davide avrebbe voluto e tutti noi avremmo sperato: ma accettiamo di buon grado quell’esito.

Emanuela Croce Bonomi, Benedetto Barberini e Riccardo Rossi con Gabriele Nanni e Mirko Cafaggi

Gabriele, alla vigilia di questo Mondiale avevi segnalato di non essere in condizioni fisiche perfette, ma in realtà sei riuscito a gestire benissimo la gara di Granada.

Il dolore c’è sempre stato per tutta la gara, però nei momenti in cui serviva la concentrazione, quella mia condizione mi faceva scordare di aver male. Subito dopo magari ne risentivo un bel po’, ma nei momenti importanti, come ad esempio lo shoot-off, sinceramente al dolore non ci pensavo proprio.

Mirko, il bronzo di Granada completa nel modo giusto questa tua stagione di ritorno all’agonismo?

Sì, sono contento perché ho fatto il mio compito. Il terzo posto mi va bene. Già dalla qualificazione sono uscito al terzo posto con una media del 21 e quindi non mi posso davvero lamentare: devo anzi ringraziare il Ct Barberini che mi ha seguito in ogni momento della gara perché ero veramente un po’ teso. Avevo davvero paura di non entrare in finale. In questo Mondiale i problemi sono stati essenzialmente di visibilità. Il campo di Granada ha per sfondo una landa un po’ brulla e desolata ed è uno scenario a cui non siamo molto abituati. Ma non si è trattato soltanto di un problema di visibilità, perché ad esempio verso la metà della mattina si alzava un vento teso: mentalmente ti disturba molto quel vento continuo perché temi sempre che ti porti via il piattello. Avevo già notato in prova quel genere di problema: mi sono trovato infatti a fare molte seconde canne. Barberini e Rossi mi avevano suggerito di tenere le canne più alte al momento del pull per evitare di strappare, però non mi sono sentito sicuro di introdurre all’ultimo momento una modifica così impegnativa nelle mie abitudini e quindi in gara ho adottato il mio sistema. Quello del Ct era sicuramente un suggerimento tecnico molto giusto, ma mi sono sentito più sicuro ad adottare quel mio sistema tradizionale.

Fabrizio, è stato impegnativo affrontare questo Mondiale da campione in carica?

Impegnativo, sì, naturalmente, ma non stressante com’è stata la gara in India. Sono arrivato con una gran carica, fresco del bel risultato della Green Cup che mi è servita molto per approdare al Mondiale nella condizione giusta.

Fabrizio Cormons

Gabriele, la falsa partenza nella prima giornata di gara, con i due 20/25, è stata un film già visto poiché anche in Perù la giornata di esordio stava quasi pregiudicando la tua partecipazione al Mondiale. Per quale motivo si è replicata quella situazione a Granada?

Venendo da un ottimo test nelle prove ufficiali con 50/50, in gara sono partito molto carico: con molta sicurezza e con molta tranquillità. D’altronde anche al Campionato italiano avevo fatto un buon punteggio pur non avendo nelle canne molto allenamento e tutto questo ha contribuito a trasmettermi un senso di forte sicurezza nei miei mezzi. Mi dicevo: ci sono! Poi invece ho sbagliato il primo e il terzo piattello della prima serie di qualificazione e poi naturalmente ho anche fatto qualche altro zero: ed è anche andata perfino bene dal momento che sono riuscito a contenere i danni e a chiudere con 20. È vero che abbiamo sparato la prima serie alle nove e mezzo del mattino, con il sole davanti a noi sulla destra e tutti, in quella batteria, abbiamo sofferto la situazione, tant’è che c’è anche chi è uscito con 16, ma quello zero al primo piattello di gara in terza pedana per me è stato un colpo durissimo dopo il 25 + 25 perfetto del giorno precedente. Il primo piattello era un sinistro e proprio con quella luce in quel campo di sinistri ne ho sbagliati addirittura cinque. Ho avuto veramente difficoltà a vedere quel primo piattello, ma non attribuirei alla difficoltà del lancio la causa dello zero: è stata piuttosto la mia condizione mentale a provocare l’errore.

Ct Barberini, indipendentemente dal responso del Mondiale, qual è il comparto del Paratrap che secondo lei sta manifestando la maggiore vitalità?

Il comparto PT1 sta fornendo indicazioni interessanti. In questi anni abbiamo seminato e stiamo tuttora seminando in quel comparto e finalmente stiamo anche cominciando a raccogliere qualche risultato. Nell’ultimo Campionato italiano, ad esempio, abbiamo classificato molti tiratori nuovi proprio in questo comparto, quindi sono certo che PT1 sarà proprio il comparto che potrà rivelare presto qualche nome nuovo che si affiancherà agli esperti del gruppo.

Mirko, nel punteggio di qualificazione al Mondiale sei stato significativamente al di sotto del tuo punteggio del Campionato italiano. Che confronti possiamo istituire tra le due gare?

Sì, siamo stati tutti molto più bassi del Campionato italiano. Non so se è stato per l’emozione che tutti abbiamo sperimentato in una gara così importante, però certamente non abbiamo sparato benissimo. È vero che forse io, come dicevo prima, sono stato davvero un po’ ossessionato dall’idea di non rimanere escluso dalla finale. È qualcosa che mi condiziona già dalla scorsa stagione quando alla Coppa del Mondo di Osijek sono rimasto fuori dalla finale e l’ho vissuto come uno smacco cocente. A Granada ho cercato di non guardare i risultati degli altri e di fare invece la mia corsa: però è stata una gara nervosa. Evidentemente Benedetto Barberini si è accorto infatti di questa mia condizione ed è per quello che mi ha seguito passo per passo per tutto la gara.

Emanuela Croce Bonomi, Benedetto Barberini e Riccardo Rossi con Fabrizio Cormons

Gabriele, possiamo dire che l’atmosfera di ogni gara davvero importante per un atleta rappresenta un antidolorifico naturale?

Esatto. È anche un po’ tutto l’insieme: nei giorni delle prove ufficiali, appunto, avevo sparato molto bene perché avevo fatto due 25. Poi avevo fatto anche un test di venticinque piattelli ad un colpo e avevo fatto un 20, quindi ero sul pezzo. Però in gara questo scenario idilliaco si è scontrato con un’altra realtà…Le condizioni atmosferiche sono cambiate: si è alzato il vento che ha trasformato lo scenario. E poi nella parte conclusiva abbiamo tutti accusato un po’ le tempistiche della gara perché abbiamo iniziato la finale con un considerevole ritardo sul programma. Nel primo giro siamo stati addirittura a rischio esclusione sia io che Mirko Cafaggi: la classifica era compressa e sarebbe stato sufficiente qualche minimo errore in più per essere fuori. Ci siamo guardati, abbiamo parlato con gli sguardi, abbiamo capito che dovevamo cambiar marcia: ci siamo fatti forza a vicenda e abbiamo iniziato la nostra rimonta.

Gabriele, che cosa significava in quel momento: cambiare marcia?

Ci siamo detti con lo sguardo e con l’espressione che non potevamo assolutamente uscire in quella fase della finale: che dovevamo almeno raggiungere il podio. Devo dire che ci ha aiutato il grande sostegno della nostra squadra che in quel momento ci ha incitato moltissimo.

Gabriele Nanni

Fabrizio, e tu come hai vissuto la finale di questo Mondiale?

In finale ho sofferto un po’ i no target che mi hanno fatto perdere la concentrazione. A gara conclusa l’ho fatto presente anche al Ct Barberini: in una gara con meno interruzioni non escludo che avrei potuto anche tornare a vincere il titolo. Quelle interruzioni mi hanno fatto smarrire il mio tempo di esecuzione del tiro: quel ritmo giusto che altre volte mi ha permesso di vincere. Ma l’argento va comunque bene. Sono due anni che sto cavalcando bene l’onda: il gruppo è molto affiatato e con i miei colleghi mi trovo benissimo e anche il Ct Barberini e Riccardo Rossi ci seguono con grande cura. Con Riccardo ormai ci vediamo regolarmente nell’arco dell’anno per l’allenamento al Tav Macallè e al Tav Oca Selvaggia: quel contatto regolare con Riccardo mi ha permesso di dare davvero solidità alle mie prove.

Mirko, tu sei soddisfatto di come hai gestito la finale?

Sì, perché in finale sono riuscito a colpire tutti i piattelli che seguivano un no target, mentre invece in qualificazione dopo ogni no target ho sempre fatto uno zero. Diciamo che semmai in finale, quando ho visto che ero ormai a medaglia, mi è scesa un po’ l’adrenalina e ho fatto qualche errore di troppo. Riguardando il filmato posso dire che forse in quel momento mi sono accontentato. Però analizzando obbiettivamente la mia condizione, non ero da oro e neppure da argento. Conquistare una medaglia più preziosa del bronzo questa volta forse avrebbe significato rubare qualcosa. Di questa stagione sono molto contento. Io mi sono preparato così intensamente per il Campionato italiano che dovevo ancora smaltire tutto il lavoro che o fatto per quell’appuntamento. Avrei avuto bisogno di più tempo per tornare a preparare il Mondiale di Granada. Ci sarebbe stato bisogno di qualche settimana in più tra i due appuntamenti, mentre invece tra le due gare c’è stata anche la partecipazione alla Green Cup che si è rivelata pesante. Ho bisogno di tempi più lunghi di recupero dopo un appuntamento importante.

Mirko Cafaggi

Gabriele, avventuriamoci in una sorta di ingegneria tiravolistica: alla luce di quanto è accaduto a Lima e a Granada forse il lavoro da fare adesso è distribuire meglio la qualità tra serie di prova e serie di gara per non incorrere in quel calo di rendimento che ti ha afflitto nei recenti Mondiali. Che ne pensi?

Esattamente. Perché l’ho proprio pagata cara questa situazione molto positiva delle serie di prova. Infatti, quando ci siamo riuniti tutti insieme a cena la sera delle prove ufficiali ho ammesso scherzando che quel risultato mi avrebbe creato qualche fastidio. È una strana alchimia, perché quando vai in pedana la sicurezza di quello che stai facendo ci vuole, ma la troppa sicurezza spesso ti danneggia perché qualche piattello finisce per sorprenderti. Quel sinistro al primo lancio mi ha certamente sorpreso e in quel momento è stato uno zero che non ho saputo accettare. Chiaramente con i due 20 delle prime due serie ero fuori dal lotto dei finalisti: questa volta però, diversamente dal Mondiale del Perù in cui sono stato a rischio fino alla quinta serie di qualificazione, dalla terza serie sono riuscito a riportarmi in zona finale. Naturalmente adesso, nei prossimi mesi, il lavoro sarà concentrato proprio sulla ricerca di alcune soluzioni: sul modo di entrare in finale con maggiore sicurezza e sul modo di concludere meglio proprio le finali per evitare di trovarsi ad affrontare uno shoot-off magari per errori imprevisti nell’ultima fase. Come hanno detto giustamente sia il Ct Benedetto Barberini che il Tecnico Riccardo Rossi, quella mia finale di Granada è stata una gara che si poteva chiudere un po’ prima: con un po’ più di tranquillità. Fare quattro zeri negli ultimi sei piattelli dopo una striscia molto positiva è certamente qualcosa su cui occorre intervenire. Devo dire che in quel momento la carica mi è arrivata dai miei compagni di squadra e dallo staff che mi incitavano a non mollare. Le grida di Emilio Poli che mi spronava a resistere le ricordo anche adesso perfettamente: sono state un incentivo straordinario. Senza quell’aiuto non ce l’avrei fatta. Ma certamente occorre arrivare al traguardo con più serenità.

Il podio in pedana della PT3 con Gabriele Nanni, lo spagnolo Adrian Becker Castillo e Mirko Cafaggi

Ct Barberini, a Granada c’è stato un altro segnale importante nel Paratrap azzurro: la presenza di Maria Mirabile nella squadra del Mondiale.

Sì, un segnale importantissimo che abbiamo voluto fornire. Maria era alla sua prima esperienza internazionale, ma personalmente tenevo molto che fosse presente un’atleta in PT1. Maria ha anche certamente pagato lo scotto della prima partecipazione in azzurro, ma sono molto fiducioso che i suoi risultati e quindi il suo ruolo possano crescere. Fra l’altro voglio sottolineare che Maria Mirabile ha saputo subito interpretare perfettamente lo spirito della maglia azzurra: è un’atleta che ha saputo vivere in pieno l’atmosfera della gara internazionale in rappresentanza della sua nazione. Mai superfluo inoltre sottolineare il ruolo della Vicepresidente Emanuela Croce Bonomi che si sta dedicando al Paratrap da lungo tempo profondendo energie peraltro inesauribili, ma un plauso vorrei tributarlo anche al mio assistente Riccardo Rossi che a breve condurrà infatti un gruppo di tre atleti ad una gara negli Stati Uniti: Riccardo, oltre ad aver stabilito un ottimo rapporto con i tiratori per la sua grande sensibilità, si sta dedicando con grande generosità e infatti tutti gli atleti lo apprezzano molto. Io ho sempre tenuto a dare al gruppo del Paratrap il profilo di una grande famiglia: deve essere un gruppo di persone che stanno bene insieme. Si lotta per la medaglia, a volte anche tra compagni di squadra, ma il gruppo è unito ed è proprio questa grande coesione che produce spesso risultati e medaglie com’è accaduto di nuovo in questo straordinario Mondiale di Granada.

Media

Direttiva per la qualità dei servizi on line e la misurazione della soddisfazione degli utenti

Commenta la seguente affermazione: "ho trovato utile, completa e corretta l'informazione."
  • 1 - COMPLETAMENTE IN DISACCORDO
  • 2 - IN DISACCORDO
  • 3 - POCO D'ACCORDO
  • 4 - ABBASTANZA D'ACCORDO
  • 5 - D'ACCORDO
  • 6 - COMPLETAMENTE D'ACCORDO

Il presente modulo utilizza i cookies di Google reCaptcha per migliorare l'esperienza di navigazione. Disabilitando i cookie di profilazione del portale, il form potrebbe non funzionare correttamente.

X
Torna su