Parigi 2024, Mixed zone: Federico Bicelli

I record del mondo, tre biscotti e la domotica per una vita felice

Parigi 2024, Mixed zone: Federico Bicelli

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Una vita felice, è il primo pensiero che viene in mente ad ascoltarlo. La risata facile, la voce squillante e la battuta in punta di lingua. Parlare al telefono con Federico Bicelli, portacolori delle Fiamme Azzurre e primatista mondiale dei 200 stile S7, è come averlo davanti, dal filo del telefono passa tutto e tutto prende forma e colore: progetti, curiosità, confessioni, ricordi. È così quando tutto sembra facile e in discesa, come pochi giorni fa alle World Series di Berlino, dove ha abbattuto ulteriormente il suo ultimo record mondiale dell’anno precedente, nella stessa occasione.

“Acque sicuramente stregate, quelle dell’IDM”, ammette Federico, che lì pare divertirsi a gareggiare con se stesso: “Non ci pensavo proprio, che potevo fare questo tempo (2’11”30, mentre 2’12”36 era il record precedente), anzi queste gare erano una sorta di stress test in un momento di carico come è questo, finalizzato a una Paralimpiade. Insomma, non c’era nulla di importante in palio”. Invece complice è stata la tranquillità mentale, insieme a un segreto: “Si dice che sia una vasca tra le più veloci al mondo, sicuramente la mia piscina fortunata, ma è questione di leggerezza dell’acqua”, si scivola che è una meraviglia, si galleggia quasi senza peso, qui uno squalo batterebbe qualsiasi tempo su ogni distanza.

Non è da meno l’azzurro della Polisportiva Bresciana No Frontiere, che un pescecane guizzante se l’è fatto tatuare sul braccio sinistro da un amico, quando aveva 18 anni, “per dare forza al braccio più debole, visto che il destro è quello dominante. E perché è l’animale che domina i mari, aggredisce, sempre in attacco”.

Nemmeno una nuvola, nel suo cielo: “Mai avuto momenti bui, sono una persona solare, ho sempre avuto attorno i miei amici di scuola, i professori sono stati i miei primi fan: gareggio nel nuoto da quando ho 8 anni, ma sono entrato in vasca a 2/3 anni”. Anche per migliorare la sua condizione motoria dovuta alla spina bifida: una vita, la sua, che è andata di pari passo con la carriera sportiva. Poi l’esplosione con gli Europei giovanili del 2017 a Genova. Questo ragazzo divertito, dalla simpatia contagiosa, calca il podio in tre specialità, fenomeno di trasversalità: oro nei 100 dorso, argento sui 400 stile, bronzo sui 100 stile.

Quest’ultima è la gara d’elezione, ma ai Giochi di Parigi 2024, nella sua categoria, non è in programma. Il piano B è comunque esaltante: Federico mostra lo stesso smalto almeno su altre due specialità, a giudicare dai record mondiali infilati nel corso degli ultimissimi anni: sui 200 e sui 50 dorso oltre che sui 100 stile.

La passione del tempo libero di Federico è l’automazione, dispositivi di ogni tipo per una vita facile e comoda, di nuovo, ‘una vita felice’.  “Ho una casa completamente domotica, parlo con Alexa tutto il giorno, da quando mi sveglio e ordino il caffè alle tapparelle da abbassare o lo stereo da accendere. Adoro queste tecnologie, studio Ingegneria Informatica all’università per me, per utilità pratica più che per un futuro lavoro. Anche perché il sogno sarebbe di essere assunto nelle Fiamme Azzurre, di cui al momento sono tesserato, e quando appenderò la cuffia al chiodo probabilmente mi reinventerò allenatore”. Volere è potere, del resto lo squalo senza acqua non può vivere.

Noie della vita da piscina proprio no, tanta noia a volte sì: “Amo tutto del nuoto e l’odore del cloro non lo sento nemmeno più, fa parte di me. Forse ciò che mi pesa su tutto è la solitudine degli allenamenti, alcuni non passano mai”.

Anche se non sono tutti uguali, per fortuna: ci sono quelli di velocità che adora, lui che eccelle anche nei 400 m, c’è poi quello mortalmente noioso delle distanze maggiori “E’ un tipo di allenamento aerobico, di lunghezza e resistenza, lo faccio sempre con fatica. Se fai la moltiplicazione, 6 km a sessione per 2 sessioni al giorno, si può comprendere una certa insofferenza”.

Ce n’è per titani dell’acqua, che sembrerebbero solo disciplina e cronometro, invece Federico ammette un piccolo sgarro: “Il mio sono i tre biscotti con la crema di nocciola dopo pranzo, non ci rinuncerei per nulla al mondo. Adoro i dolci e poi la mia dieta è altamente calorica, sto sulle 3 mila e passa calorie al giorno, alla fine è un vizio relativo”.

A Berlino li ha mandati giù voracemente, hanno fanno il loro lavoro. Lo fanno sempre contro il suo principale avversario, “è l’ucraino Trusov, lo trovo su quasi tutte le distanze, lui il mio avversario, ci rincorriamo nelle vasche di mezzo mondo per pochissimi centesimi”.

A Parigi sarà di nuovo spettacolo al fotofinish, tra i due. Lo sa il tecnico nazionale Riccardo Vernole, tra gli allenatori più ‘medagliati’ della storia paralimpica, che prima di ogni gara gli va incontro a bordo vasca, si china, gli sussurra all’orecchio da chi deve guardarsi e come si fa, poi una battuta, il sorriso e l’occhiolino. Con Federico si fa così.

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