Tennis, atletica leggera, sport invernali, ciclismo, tiro con l'arco e poi tutte le discipline per le persone con disabilità intellettivo-relazionali: dal 1992, anno in cui è stata fondata, la Polisportiva Disabili Valcamonica di Breno, in provincia di Brescia, è il punto di riferimento per la pratica dello sport paralimpico sui territori della Valle Camonica e dell'Alto Sebino. Quasi 30 anni di attività per la promozione e la pratica (anche agonistica) dello sport per tutti, che da marzo, con la chiusura di impianti e piscine a causa della pandemia da coronavirus, si sono dovute quasi totalmente interrompere. “E non sappiamo neanche quando sarà possibile riprogrammare la ripresa”, dice il fondatore e vicepresidente Angelo Martinoli, che è anche delegato provinciale del Cip.
La Disabili Valcamonica conta un centinaio di tesserati tra persone con disabilità fisica, disabilità intellettivo-relazionale e disabilità sensoriale. Le situazioni sono diverse, così come la risposta emotiva all'isolamento. “Gli atleti con disabilità fisica e sensoriale che praticano sci nordico, sci alpino e ciclismo, non si sono mai fermati e hanno continuato ad allenarsi in casa o su strada, seguendo le nostre schede”. È ferma, invece, l'arciera in carrozzina: “Non potendo accedere autonomamente al campo di tiro, non può praticare la sua disciplina”. Il lockdown si è fatto sentire più duramente tra gli atleti con disabilità intellettivo-relazionali: “L'interruzione degli allenamenti sia di nuoto che di atletica leggera ha colpito soprattutto i ragazzi che avevano iniziato da poco – continua Martinoli –. L'attività sportiva è di grande importanza per loro e anche per le loro famiglie: potersi allenare 3-4 ore a settimana li aiuta a sfogarsi, a relazionarsi con gli altri e dà anche sollievo ai genitori”. Impossibile pensare, in queste condizioni, a riprendere gli allenamenti, anche in piccoli gruppi: “I disabili intellettivo-relazionali cercano istintivamente il contatto, non si potrebbe in alcun modo mantenere il distanziamento”.
Diversi, anche, gli stati d'animo dei gruppi. “Gli atleti con disabilità fisica stanno bene, visto che riescono ancora ad allenarsi. Per chi pratica gli sport invernali, i problemi potrebbero nascere se dovessero saltare i raduni con le Nazionali o le competizioni da cui prendere punti per accedere alle Paralimpiadi invernali del 2022 a Pechino, che sono ovviamente un obiettivo importante”. Umore nero e un certo disagio aleggiano invece tra i tesserati Fisdir: “Su WhatsApp inviamo messaggi, tabelle di allenamento e spiritosaggini per cercare di mantenere la serenità; ci sentiamo spesso anche con le famiglie, alcune delle quali hanno rilevato problemi nella gestione dei loro figli, in particolare se ragazzi autistici e con altre patologie dove il movimento è parte essenziale – spiega Martinoli –. Per questi ragazzi lo sport è un mezzo di aggregazione e condivisione, si era creato un bel gruppo di circa 40 atleti, ed il dopo allenamento diventava il momento in cui questa amicizia e radicata fratellanza, assumevano sempre più importanza e valore.
“Ora, purtroppo, tutto questo ci manca – conclude il fondatore della polisportiva –: manca ai ragazzi, manca alle famiglie che erano riuscite a creare un bel gruppo coeso e molto vicino alla società, manca molto anche a noi che con questo continuo approccio ricavavamo serenità e tranquillità. Speriamo di poter al più presto riprendere in sicurezza e con la garanzia di salvaguardia della salute, bene primario ed essenziale”.