La squadra di tiro a segno che parteciperà alle prossime Paralimpiadi, ha scelto la città di Bologna, ed in particolare il suo poligono, uno dei migliori del Paese, per concludere la preparazione. Oggi la presentazione dei quattro atleti che partiranno con l'obiettivo di concludere un periodo lunghissimo di 25 anni, nei quali in questa specialità l'Italia non porta a casa una medaglia. Andrea Liverani, Pamela Novaglio, Nadia Fario e Jacopo Cappelli partiranno il 20 agosto e una settimana dopo cercheranno le medaglie. Unico emiliano romagnolo è il capitano della formazione, Jacopo Cappelli, faentino ma spesso a Bologna dove si allena con il tecnico Vittorio Gnesini, responsabile del tiro a segno paralimpico bolognese e sempre vicino al mondo della nazionale.
<<Troveranno una città ospitale ma un po' impreparata a causa del Covid – ha detto il commissario dell'Unione tiro a segno Igino Rugiero, appena tornato dalla capitale giapponese – ma le Olimpiadi hanno dimostrato a quella nazione che il popolo delle Olimpiadi è tutto di buon senso e capace di gestire le problematiche che la pandemia ci ha presentato. Per cui sono certo che le Paralimpiadi avranno meno difficoltà di quanto vissuto dai ragazzi che stanno chiudendo le loro prove. In vista del nostro impegno speriamo davvero che sia la volta buona per vincere una medaglia. Logicamente i ragazzi sanno quanta responsabilità pesa su di loro e confidiamo nelle loro capacità pur consapevoli che già essere lì è un risultato importante>>.
Jacopo Cappelli, come detto, è il capitano della squadra azzurra ed è alla sua seconda olimpiade: <<Avere in mano il pass olimpico è un'emozione incredibile. Anche perchè i metodi di qualificazione rispetto al 2012 quando ho partecipato alla mia prima paralimpiade, sono molto diversi e più meritocratici, sudati, sofferti e meritati. Vorremmo riportare ad alti livelli questo nostro sport come hanno fatto i normodotati nelle ultime grandi competizioni. C'è un po' di ansia e di aspettative ma ci sta, fa parte del gioco. Anche perchè tutti andiamo lì per giocarci una medaglia e la qualità sarà altissima. Arrivarci è stato difficilissimo. Ho ottenuto la carta olimpica all'ultima gara di coppa del mondo a Lima, è stato estenuante ma credo davvero di essermela meritata. Tra gli avversari più temibili c'è tutto il mondo asiatico, l'Ucraina e la Slovenia. A Londra eravamo in tre dell'Emilia Romagna, ora sono solo e sentirò il tifo di tutta la regione. Cosa mi ha dato questo sport? Dal punto di vista umano forgia davvero le persone. Ho iniziato che avevo 13 anni e sono più di 20 anni che lo pratico. Mi ha cambiato, cresciuto, mi ha fatto diventare un uomo e, pensando alla testa calda che sono, probabilmente mi ha salvato>>.
Ma qual è la realtà paralimpica del tiro a segno bolognese: <<Alleno otto atleti tra pistola e carabina – ha detto Vittorio Gnesini, tecnico dell'attività paralimpica – fra cui anche un ragazzo cieco che viene da Rimini ad allenarsi a Bologna. E' un vivaio abbastanza importante e con il tempo spero che questi ragazzi possano arrivare anche a livello internazionale. Aspettiamo tutti per provare anche perchè il tiro a segno di Bologna è perfettamente accessibile e dunque non ci sono barriere architettoniche>>.