Sara Morganti, campionessa del mondo di para dressage. ‘La vera star? Quella vanitosa di Royal Delight, la mia cavalla’

Sara Morganti, campionessa del mondo di para dressage. ‘La vera star? Quella vanitosa di Royal Delight, la mia cavalla'

Sara Morganti, campionessa del mondo di para dressage. ‘La vera star? Q...

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Il primo rapporto diretto di cura e relazione con i cavalli, Sara Morganti, lo ha avuto a 17 anni, quando si occupava della puledrina appena acquistata dalla sua famiglia, le dava il biberon, ci giocava e se la portava in spalla. “Era piccolissima, praticamente l'ho allevata io. E ho cominciato a fare equitazione perché la faceva mia sorella – racconta. Poi piano piano sono arrivate anche le gare, nel salto ostacoli, poi nel completo”. “Due anni dopo, all'improvviso, ho creduto che tutto questo dovessi dimenticarlo, la vita di prima e la mia passione per i cavalli”.

Sara una mattina si sveglia e si accorge di vedere doppio, in ogni direzione. “Ci hanno messo un po' a capire cosa potesse essere. Sclerosi recidivante-remittente, la diagnosi iniziale: si può curare con il cortisone nelle fasi acute” e poi non pensarci più anche per un bel po'.

Così accade, ma Sara non ne parla con nessuno, vive nel silenzio e tra le mura domestiche la paura della sua condizione e di possibili ricadute. “Poi dopo due anni si manifestano i primi problemi neurologici di deambulazione e la diagnosi cambia, è sclerosi multipla con evoluzione progressiva. I sintomi erano evidenti e non potevo più nasconderli, poi seguono i vari ricoveri”. Dai letti della riabilitazione, Sara trova una nuova forza, cambiando completamente prospettiva: “Quello che temevo di più, la carrozzina, diventa quasi un'amica, lo strumento per essere ancora indipendente, per muovermi, uscire, guidare, fare tutto di nuovo”.

Saltare e galoppare, però, non più. “Lì per me il discorso equitazione era chiuso del tutto. Al tempo non c'era internet dove informarsi su come fare, con la mia malattia. Mi ero rivolta al CIP Toscana di allora, ma di para dressage e ippoterapia si sapeva quasi nulla, ancora. Poi il caso di una fiera nella mia zona, annunciata da un volantino. Era il 2005, vado e scopro lì accanto un centro equestre che allenava ragazzi disabili per farli gareggiare”.

Incredula ma piena di entusiasmo Sara prova a risalire in sella “non avevo dimenticato i movimenti, non è stato difficile salire di nuovo a cavallo – racconta-. Dopo un mese già sono ai Campionati Italiani, a Como, con un cavallo della società, anche piuttosto difficile da trattare. Ma arriva un altro stop, stavolta lungo due anni, i dolori fortissimi mi fermano di nuovo”.

Dolce e fragile solo in apparenza, Sara non ci pensa nemmeno ad arrendersi: “sono molto competitiva in tutto, non solo nello sport – ammette-. Ma soprattutto con me, non verso gli altri. Vivo in gara con me stessa, devo mettermi sempre alla prova: nella vita, nello studio, nel lavoro”.

Il ritorno in sella è ai Campionati Italiani del 2009, anno anche del suo debutto internazionale. Sara compra il suo primo cavallo con lo stipendio del lavoro.

Ma è con Royal Delight, dal 2010, che forma il binomio delle meraviglie. Compiono insieme delle figure magistrali, ottenendo percentuali di punteggio altissime, che valgono i titoli mondiali di Freestyle, la prova con la musica, nel 2014 (anche l'argento nel Tecnico) e nel 2018, dove raddoppia e arriva l'oro in entrambe le specialità. Il titolo sarà suo fino al 2022, perché i Mondiali di para dressage si tengono ogni quattro anni.

“Che cavalla è Royal? E' brava, non mi mette mai in difficoltà e se lo fa, prima mi avvisa, con me è sempre leale e sincera. Poi non ama tanto faticare in allenamento, a casa, sopporta male lo stress da lavoro intensivo. In gara, però, ama mettersi in mostra e farsi ammirare, vanitosa come è: ci mette tutto quello che ha, sa che viene giudicata. Una vera atleta, anche più curata di me”.

Nemmeno l'amore istintivo per i cavalli, però, consente una sintonia perfetta e un lavoro facile da subito. “Io ho studiato tanta teoria di para dressage, per entrare nel miglior contatto con lei. Ogni cavallo è a sé e non si può generalizzare, ma occorre lo stesso documentarsi a fondo per trovare il massimo livello tecnico della prestazione di entrambi”.

Sara chiede e Royal risponde, “sì però poi arriva la ricompensa, lei lo sa. Al termine delle gare il primo gesto è per lei, mi stendo sul collo e la accarezzo. Poi, vacanza. Lunghi giorni di pausa in cui Royal si impigrisce e rimpingua, fa la vita di una mucca al pascolo”. “Come la riprendo? Così, come l'ho lasciata sul rettangolo di gara, in perfetta forma muscolare, ritemprata dal riposo. In grada di tornare in un niente a un livello tecnico eccellente”.

E' una grande storia di complicità e gratitudine reciproci, quella tra Sara e la sua cavalla, che almeno in due occasioni l'ha davvero sorpresa. “Una volta negativamente, l'altra positivamente: tre anni fa fece dietrofront improvvisamente, in gara. Un tintinnio lontano l'ha distratta e impaurita. Hanno un udito sensibilissimo, i cavalli, ma lei non l'aveva mai fatto. Poi l'anno scorso, eravamo nel giro di saluto pre-gara, davanti alla giuria. Royal appena entra cambia passo, mette la famosa marcia in più, si pavoneggia. E lì ho capito che avremmo vinto la gara, era un segno fortissimo di presenza e voglia di applausi”.

Scende in campo il binomio, ma il lavoro dietro ogni successo è corale. “Certo è che senza un grande staff tecnico di professionisti, insieme a me in questi anni, e che non ringrazio mai abbastanza, non sarei arrivata da nessuna parte. La squadra è decisiva”.

Tra le tappe mancate, sicuramente Rio de Janeiro, quando alla visita veterinaria Royal fu dichiarata non idonea alla gara. Anni di preparazione di una Paralimpiade si frantumano in mille pezzi pieni di rabbia e incredulità. “Voglio davvero pensare che fosse uno stop nell'interesse di Royal, che camminando sull'asfalto, come previsto dalla visita di idoneità, aveva mostrato un paio di falcate incerte, non belle alla vista. Nel trotto aveva avvertito un ritorno fastidioso, evidentemente, ma sulla sabbia era perfetta. La delusione fu enorme”.

A proposito, i prossimi Europei di Rotterdam (19-25 agosto), non daranno pass per Tokyo 2020. “Incredibile, saranno altri i Concorsi Internazionali FEI che qualificano. Gli Europei no per ragioni di omogeneità con Paesi, ad esempio USA e Australia, che non hanno competizioni analoghe in cui cimentarsi. Così avremo tre possibilità alternative per qualificarci: allo CPEDI 3* in Olanda dal 6 al 9 giugno, poi dal 20 al 23 giugno in Italia a Somma Lombardo, dall'11 al 14 luglio in Germania a Uberherrn. Cercherò di partecipare a tutti, non è scontata la partecipazione paralimpica. Nemmeno il titolo mondiale è preferenziale”.

Insignita del Collare d'Oro paralimpico solo pochi mesi fa, Sara non è solo l'amazzone azzurra da battere sulla scena mondiale, è una donna impegnata sul lavoro, è laureata e felicemente sposata. A ‘tempo perso', è anche Presidente della Commissione Nazionale Atleti del CIP, è Ambasciatrice paralimpica e gira nelle scuole a raccontare la sua storia ai ragazzi. Lo fa con sorriso disarmante e sguardo da leonessa, insegna quello che per lei “è stato naturale, ho solo fatto tutto quello che ancora potevo fare, nonostante la malattia. Ai titoli mondiali vinti, ancora non credo io stessa”.

“La sclerosi multipla mi ha fatto dimenticare molte cose belle, ma anche tante brutte e per carattere ho la fortuna di guardare sempre al futuro. Sono una a cui non basta mai nulla, voglio prendermi tutto quello che ancora mi può dare. Con un'energia incredibile, che si rinnova ogni mattina, e la testa che va centomila volte più veloce della carrozzina. Ma se ce l'ho fatta io, state tranquilli che può farcela chiunque”.

Foto: Stefano Grasso

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