Sei titoli italiani paralimpici conquistati nel giro di una settimana rappresentano una bella vetrina per il movimento isolano. I protagonisti, tutti tesserati con la Federazione Italiana Triathlon (FITRI), sono conosciutissimi: Giovanni Achenza, Nicola Azara e Rita Cuccuru. Le loro festose comunelle non sono passate inosservate nel corso delle due tappe contrassegnanti i loro successi. Prima a Caorle (Venezia) per i campionati nazionali di Paraduathlon (corsa, bici, corsa) e poi, il week end successivo, a San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno) per gli Italiani di Paratriathlon (nuoto, bici, corsa).
Terzetto paralimpico sardo e vincente
Nella sede CIP di via Grosseto la felicità è doppia perché l'olbiese Nicola Azara è anche componente della giunta regionale. “La caparbietà e soprattutto la bravura dei nostri atleti deve servire da esempio a tutti noi – rimarca il presidente Cristina Sanna – perché anche se reduci da parentesi di vita abbastanza sconfortanti causa epidemia, non hanno abbandonato la via maestra che porta dritta verso traguardi sportivi importanti. Spero di poter incontrare di persona Nicola, Rita e Giovanni per complimentarmi e carpire loro anche qualche consiglio utile su come mantenere la fermezza in questi periodi dove lo scoramento potrebbe far abbassare la guardia a chiunque.”.
Cristina Sanna è con Giovanni Achenza
GIOVANNI ACHENZA NON SMARRISCE IL SENTIERO PER TOKIO 2021
Il campionissimo di Oschiri, tesserato con le Fiamme Azzurre, continua la sua preparazione fruttuosa verso Tokio 2021, appuntamento che non vuole farsi sfuggire nell'intento di dare continuità al bronzo di Rio 2016, e all'oro Europeo conquistato a Valencia un anno fa, plaudito da una regione giustamente inorgoglita .
Dalle sue parole le testimonianze scaturite nell'esperienza tricolore a Caorle (categoria PTWC), dove ha preceduto Pier Alberto Buccoliero: “Le sensazioni erano buone – afferma - soprattutto perché sotto l'aspetto climatico la giornata si manifestava abbastanza gradevole con un sole splendente che visti i tempi ti trasforma l'umore. Tutto il contrario a San Benedetto del Tronto dove invece abbiamo trovato mare mosso, acqua fredda e pioggia battente fino all'arrivo. Mi sentivo motivato anche perché siamo riusciti a disputare i camp di preparazione, al contrario di altre federazioni che hanno difficoltà a metterli in calendario”. Dalla gioia personale ad un forte rammarico che non si dimentica mai di porre in luce: “Sarei ancora più contento se ci fossero più atleti al via, specie se conterranei”.
Giovanni Achenza in azione Foto Daniele Sinosich
Una considerazione è rivolta anche a questo periodo pieno di incertezze: “L'annullamento delle Para Olimpiadi mi ha rattristito non poco; ora le attenzioni sono rivolte all'anno prossimo con la speranza che i giochi si svolgano. Ancor più importante è poter disputare gare internazionali in modo da poter testare anche lo stato di forma dei miei avversari”. Allenarsi in tutte e tre le discipline, attualmente, diventa complicato: “Tutto cambia in base alle restrizioni – puntualizza Giovanni - perché con le piscine chiuse una frazione di gara viene giocoforza trascurata; non resta che dedicarci alle restanti due da perfezionare su strada o nei rulli in casa. Devo tenere duro e perseverare con il lavoro perché anche i miei rivali di sicuro non stanno girandosi i pollici e voglio essere all'altezza per contrastarli”. Tra i suoi propositi immediati, Giovanni Achenza spera, come tutti, che l'epidemia svanisca; ma per il futuro molto più lontano, aggiunge: “L'età avanza e sto pensando ad uno sport che sia meno faticoso ma altrettanto piacevole”.
Chiusura con messaggio ai tifosi: “Vi saluto con un abbraccio nella speranza di incontrarvi nelle mie competizioni, magari fianco a fianco”.
RITA CUCCURU VEDE I QUATTRO MORI, OVUNQUE
Certe sensazioni le riscontri con le persone che, seppur in via indiretta, hanno da spartire con l'ammaliante isola di Sardegna. Rita Cuccuru, pluricampionessa nazionale ed internazionale della sezione paralimpica della FITRI (scuderia Women Triathlon Italia), non solo è nata in Germania, ma da 23 anni abita nella famosa Maranello, la città della Ferrari.
E nonostante tutto nel suo sangue scorre sardità al cento per cento perché i genitori sono nativi di Uri (Sassari) e la cultura isolana gli è stata trasmessa in maniera impeccabile. “Noi sardi siamo un grande famiglia - dice - e la Sardegna mi identifica, nonostante non ci sia nata mi sento sarda, lo dice il mio cognome, CUCCURU!!!!!!!!!!!!.
Rita CuccuruRiesci a spiegare questo legame speciale con la patria dei tuoi genitori?
È difficile raccontare cosa sento dentro di me. Ma posso dire di essere orgogliosa del mio legame con l'isola continente più bella del mondo, che accoglie i miei affetti più cari. Avere queste radici forti mi ha sempre aiutato. Quando vado via per una gara, in valigia ho sempre con me la bandiera dei quattro mori, è il mio porta fortuna.
E il mese di ottobre, infatti, ti ha portato bene
Agli Italiani di Triathlon sapevo che avrei affrontato una gara in salita, di sofferenza, considerando le condizioni atmosferiche avverse con pioggia costante e il mare che aveva una temperatura di 16 gradi. Ma dovevo portare a casa un titolo italiano.
I podi femminili di San Benedetto
Come ci sei riuscita?
Merito di mia sorella Giovanna che avevo al mio fianco in qualità di handler. Vivere questi due titoli con lei è stato un qualcosa di speciale. Ho capito che è molto portata per questo ruolo, mi ha dato una mano nelle fasi di riscaldamento, facendomi indossare la muta e accompagnandomi nella fase di pre-transizione che anticipa la prova di nuoto. Mi ha aspettato all'uscita per levarmi la muta e farmi salire in bici. Ad ogni cambio mi urlava sempre VAIIII RI VAI RI!!!!!!!
Ma avevi altri due bravi conterranei al tuo fianco
Con Giovanni Achenza e Nicola Azara abbiamo formato un super trio. Per me sono come fratelli. Immancabile la foto con la nostra bandiera, e infatti gli altri atleti, nel pre e dopo gara, ci chiamano simpaticamente “i sardi”.
da sx Giovanni Achenza Nicola Azara e Rita Cuccuru
A parte tutto è stata un'annata balorda
A marzo, dopo un primo momento di sconforto, ho pensato a un miliardo di cose, economiche lavorative. Il giorno che ho ricevuto la telefonata del Commissario tecnico della nazionale che mi annunciava il rinvio delle Olimpiadi, non sono riuscita a fare allenamento. Il giorno dopo mi sono detta: mi hanno regalato un anno di tempo, un anno in più, per preparami al meglio nella frazione dove sono carente, il nuoto.
E quindi hai cambiato mentalità?
Si. Mi alzavo di buon mattino, allenandomi mattina e pomeriggio in garage. I vicini di casa, per tutto questo tempo, erano stupiti. Mi hanno fatto un sacco di domande, io rispondevo che preparare il fisico per un'olimpiade è cosa indescrivibile. L'unica parola che mi viene in mente è fatica. A giugno ho ripreso ad allenarmi all'aria aperta, ad andare a nuotare in piscina. Nel mese di agosto la prima gara a Farra D'Alpago e a settembre, a Civitanova Marche, ho anche vinto.
Cosa pensi per il futuro?
Bella domanda. Penso sicuramente al raggiungimento delle qualificazioni per le Paralimpiadi di Tokio 2021
Ricapitoliamo le tue vittorie più importanti?
Quattro titoli italiani di Duathlon e Triathlon. Oro agli Europei di Ginevra 2015. Oro Mondiale Duathlon a Pontevedra (2014). Bronzo agli Europei di Kizbuell e al Mondiale 2014 in Canada. Quarto posto al Mondiale di Chicago 2015. Settimo posto al Mondiale Triathlon di Losanna.
Risate di Rita con la amica e avversaria brasiliana Jessica Ferreira
Ora ti sentirai più vicina anche al mondo paralimpico sardo
Ne approfitto per ringraziavi per avermi contattato, da oggi spero di avere modo di conoscerlo più approfonditamente.
IL CONSIGLIERE NICOLA AZARA SFIDA L'ANAGRAFE E RACCOGLIE ORI
In via Grosseto sanno che i proponimenti del “vecchietto” Nicola Azara non sono esclusivamente teorici. Il doppio titolo italiano nella categoria PTS3, colto a 53 anni, dimostra che il purosangue olbiese non si fa dominare dagli acciacchi e porta avanti imperterrito la sua tabella di marcia, grazie anche all'amico e coach Sergio Russo che lo sopporta in tutte le sue manifestazioni caratteriali molto pittoresche.
Nella sua “svolta senile” ha inciso indubbiamente il tesseramento con la Tri Nuoro, avvenuto due anni fa: “Mi hanno accolto a braccia aperte come se fossi già un loro amico – racconta Nicola – poi col tempo l'amicizia si è rafforzata perché mi sono spesso recato nei luoghi dove gareggiavano come semplice spettatore. E' un gruppo molto attivo e affiatato”. Ma questo non è servito a colmare una lacuna che, anche come rappresentante politico del CIP, vorrebbe definitivamente risolvere: “Purtroppo, specie in Sardegna, siamo quattro gatti che pratichiamo queste discipline – continua Azara - e alla fine il 90% delle volte ti ritrovi da solo in determinate trasferte. Qualcosa è cambiata dopo aver instaurato un ottimo rapporto con Nanni Achenza e Rita Cuccuru; ma ci ritroviamo insieme quando io arrivo in Penisola; comunque noi sardi formiamo un bel gruppo".Sui due recenti successi ha ovviamente dei ricordi abbastanza nitidi: “Nel duathlon avevo alle spalle una sola gara, lo scorso anno a Montelupo Fiorentino. A Caorle sono rimasto stupito dall'organizzazione impeccabile, ma la condotta di gara è stata condizionata dalle mia non perfetta forma fisica tra cui uno strappo sul piriforme che mi sta impedendo di conservare i ritmi espressi quando stavo bene. Tutto sommato ho chiuso la prima frazione di corsa sotto i cinque minuti e questa è una grande cosa. Nella frazione in bici ho sofferto maggiormente però mi sono rifatto con la corsa. Complessivamente è andata bene anche perché mi sono divertito nonostante la sofferenza, e poi sono arrivato primo”.
Nicola Azara sul podio
Il campione gallurese va avanti di una settimana ricordando l'esperienza nelle Marche. “Al Triathlon Sprint di San Benedetto del Tronto ho risentito anche del maltempo perché l'acqua era freddissima; all'interno del mio gruppo ci siamo presi a schiaffi un bel po' di volte e nonostante tutto è andata anche quella. Pure la frazione in bici, percorsa sotto la pioggia battente, si è conclusa bene, mantenendo una buona media. Purtroppo, non tutto doveva andare liscio, e infatti, nella corsa, dopo trecento metri ho patito un crampo al polpaccio e mi sono sentito come il ragionier Ugo Fantozzi, però ho concluso la gara e di ciò sono molto contento”.
I medagliati maschili a San Benedetto