Tra i sitting azzurri, nelle fila della FISIP, il cadorino 23enne René De Silvestro non ha davvero rivali. Lo sci alpino è nel suo dna, l'ha scelto prima e dopo l'incidente sugli sci, che l'ha costretto sulla carrozzina e che in parte si è anche sdebitato, però, dandogli la carica d'adrenalina con cui vive oggi e gareggia seduto sul monosci, appunto in categoria ‘sitting'.
L'atleta di San Candido pochi giorni fa in Coppa del Mondo a Veysonnaz si è messo in luce occupando con orgoglio il terzo gradino del podio di gigante, la gara preferita. “Bello avere davanti il campione paralimpico norvegese e quello olandese, una sensazione fantastica, tanto che a La Molina - sede spagnola della prossima tappa-, conto di ripetermi e possibilmente superarli”, dice René con candore, ma anche energia da vendere.
Ai Giochi Paralimpici di PyeongChang 2018 tra i primi dieci al mondo, in questi giorni, dai recenti Mondiali di Kranjska Gora e Sella Nevea di gennaio a oggi, tra i primi cinque. “Sto migliorando molto, ultimamente. Quarto nel gigante ai Mondiali, anche se potevo fare molto meglio nella seconda manche. Ha giocato a mio sfavore la paura di uscire, peccato perché la pista mi piaceva e mi sentivo in forma”. La paura di uscire di pista resta, è così che è successo il giorno dell'incidente e dell'impatto con l'albero nella parte bassa della schiena, così è stato a PyeongChang, quando si è procurato quattro punti sul viso per un'uscita in prova, così ancora ai Mondiali, quando nello slalom è uscito subito. Piste che nel gigante si affrontano a 60km orari, velocità che si impenna nel super G o nella discesa libera, anche a 100 Km/h. “Cosa ha il gigante di speciale? Mi piace perché là riesco a esprimermi al meglio delle mie capacità e caratteristiche tecniche”.
Prima di una gara importante, nessun particolare rituale: “cerco solo di stare tranquillo – dice- e di avere buone sensazioni in allenamento. Sciare mi piace tanto per una ragione: adoro il fatto che sia uno sport all'aperto, in paesaggi mozzafiato, e mi piace lo spirito di adattamento che richiede, alle condizioni meteo, alla neve in pista, è uno sport sempre diverso e questo mi affascina. Se devo trovargli un difetto, le alzatacce presto per gli allenamenti o per le gare, quelle a un dormiglione come me pesano molto. Il freddo? Quello no, ci sono abituato”.
Allo sci si è riavvicinato per gradi, René, che nella riabilitazione-lampo si è regalato i gran muscoli che ha sollevando pesi in palestra, definendo e potenziando una struttura fisica già imponente, facendo poi incursioni nell'atletica leggera, corsa e lanci, con tanto di medaglie e soddisfazioni. In mezzo, anche un breve trascorso nel bob, per amore della velocità.
“Poi grazie allo Sci Club Druscié di Cortina ho provato il sitting. Si tratta di sciare seduti in un guscio di carbonio che per essere performante va adattato alla propria conformazione fisica. Il costo, sommato tutto, può arrivare quasi a 10.000 euro. Ecco perché mi sono dato da fare a cercare degli sponsor: E.Ma.Pri.Ce, una ditta di estrazione materiale cementizio è la mia principale sostenitrice. Poi il mio Sci Club, che ha sempre creduto in me, Nordika per gli sci, Shred per il casco e le protezioni. Senza di loro, difficile pensare di sciare a questi livelli”.
Prima sciava in piedi e gareggiava sulle Dolomiti più spettacolari d'Italia, si divertiva e niente di più. Era uno dei tanti. Oggi Renè, con un palmares già invidiabile per aver debuttato in maglia azzurra solo nella stagione 2016/2017 e già una Paralimpiade alle spalle, è uno dei pochissimi. Con ambizioni da grandi.