Su sei sport, Pier Alberto Buccoliero ha deciso: si sente soprattutto triatleta. Questione di adrenalina

Su sei sport, Pier Alberto Buccoliero ha deciso: si sente soprattutto triatleta. Questione di adrenalina

Su sei sport, Pier Alberto Buccoliero ha deciso: si sente soprattutto triatle...

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Pararowing, atletica, handbike, paracanoa, paratriathlon e ora infilato nel parabob, giù anche a 125 Km/h: un camaleonte dello sport paralimpico, Pier Alberto Buccoliero. Trentunenne salentino, ha impiegato gli ultimi nove anni a far parlare di sé e del suo talento ‘insofferente' per lo sport. Difficile definire uno che si diverte a cambiare pelle a seconda della stagione e a confondere le idee. “Cosa mi sento di più? Dipende dalla stagione – scherza. Forse triatleta, lo sport che mi toglie più energie e tempo, tra allenamenti e gare”. Una disciplina di resistenza, che richiede grandissimo sforzo fisico, adattamento e versatilità tra nuoto, corsa e bici.

“Amo decisamente gli sport adrenalinici. Delle tre, la mia frazione preferita è la corsa sicuramente, ma gioco forza quella in cui mi cimento per più tempo, per migliorarmi, è bici (l'handbike) che amo meno. Mentre il nuoto va, diciamo, senza infamia e senza lode”. Ha già lo sguardo puntato alla stagione estiva alle porte, Pier Alberto, “ma alla Coppa del Mondo del Canada non andrò, invece a metà giugno in Francia sì”. Con questa disciplina, vorrebbe arrivare a Tokyo 2020.

Programma nuovi traguardi e possibilmente trionfi, oggi. Sono lontani i giorni amari dell'incidente a Livorno, nel 2009, quando studiava all'Accademia Navale per diventare ammiraglio. Un volo da un lucernario di sei metri gli costa la lesione incompleta del midollo spinale e la fine della carriera in Marina. “Riesco a stare in piedi, ma non a lungo. E ho sempre fatto tanto e tanti sport perché ognuno mi ha regalato sempre maggiore autonomia, la migliore condizione fisica nonostante la disabilità”.

Così ha costruito, a forza di volontà, una struttura fisica possente, una cascata di muscoli che allena e definisce tutti i giorni. Ammalato di sport “La vita militare mi ha lasciato tanto altro in eredità – dice, intanto la Marina ha alimentato il mio rapporto istintivo con l'acqua - sono nato vicino alla costa. Il mare mi trasmette serenità e sicurezza, anche in condizioni avverse-. Poi mi ha insegnato la disciplina ferrea, che nello sport è indispensabile, e sempre in Accademia ho conosciuto discipline sportive come il canottaggio, ma anche il sapore della sfida e dell'impegno”.

Tanto che dal 2010 l'agonismo è il suo lavoro. Comincia per forza in acqua, la sua storia portentosa: scende in barca sull'Arno per riabilitarsi e comincia a remare, poi si incuriosisce, sperimenta, si appassiona, vince. Dal fiume passa al tartan, al cemento delle maratone, ai laghi della canoa, ai budelli ghiacciati del bob. “Ho la fortuna di vivere di sport, certo non faccio una vita agiata e affronto tanti sacrifici e allenamenti. La massa muscolare? E' merito soprattutto dei quattro anni di canoa, ti assicuro che le gare sprint sui 50 secondi richiedono notevoli doti atletiche”. Poi a tavola qualche volta si ricompensa “soprattutto con i dolci, ma moderatamente e dipende sempre dal periodo di attività”. Neanche è pretenzioso, basta una crostata a riconciliarlo con il mondo. E soprattutto l'adrenalina che regala lo sport.

Ultimo amore, il parabob da circa un anno, disciplina ancora sperimentale di cui è pioniere in Italia insieme al compagno in azzurro Fabrizio Caselli. In Coppa del Mondo, si è piazzato ottimo 5°. “Nessun rischio - anche se fa paura solo pensare a questa disciplina -, in realtà siamo legati all'interno del guscio e non c'è pericolo di volare via, se anche il bob si rovescia”. Tredici le Nazioni che lo praticano in tutto il mondo e le competizioni divise tra Europa e Stati Uniti, “con la difficoltà, per i costi di trasferta, di partecipare a tutte le prove. Però almeno qui in Italia con il Club Cortina e la FISIP stiamo cercando di svilupparlo, farlo conoscere e praticare. Purtroppo paghiamo la mancanza di impianti, dobbiamo andare su piste austriache ad allenarci”. La stagione invernale è conclusa, ma gli occhi ancora brillano, “Appena l'ho scoperto, me ne sono innamorato. E' uno sport incredibile, un mix di dinamismo, abilità di guida, reattività. Uno sport molto fisico in cui tutti gareggiano allo stesso livello, cioè con un bob uguale per tutti. L'unica specialità per i disabili è il singolo e gareggiano uomini contro donne. Avevamo una grande tradizione in Italia, alcuni anni fa, ora il movimento è quasi sparito”.

Proveranno i paralimpici a rifondarlo? Buccoliero in questo è maestro, nelle rinascite. Non sarà uno dei tanti ammiragli di Marina che navigano il mare, ma uno che ha interpretato con sincerità e passione i tanti volti della competizione sportiva, senza risparmio e con curiosità infantile. “Dico che la vita è una continua scoperta, non un palcoscenico su cui esibirsi, ma su cui mettersi sempre alla prova. E' un puzzle dove incastrare i pezzi per vedere alla fine che immagine si compone”. Davvero difficile prevederlo, con lui.

Buccoliero parabob 2

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