Tennis in carrozzina, Internazionali Bnl d’Italia. Le parole di Vignali

Il direttore del torneo di Roma: "Che meraviglia il Foro Italico senza più barriere architettoniche"

Tennis in carrozzina, Internazionali Bnl d’Italia. Le parole di Vignali

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A chiusura di una tre giorni da ricordare, abbiamo incontrato il direttore del torneo romano, oltre che responsabile del Settore Tecnico Nazionale Wheelchair della Fitp, Gianluca Vignali per fare il punto su una manifestazione che ha centrato tutti gli obiettivi della vigilia.

Al di là della vittoria dei numeri uno del mondo maschile e femminile, l’inglese Alfie Hewett e l’olandese Diede De Groot, a testimonianza della qualità tecnica della manifestazione, è importante sottolineare alcuni aspetti particolarmente riusciti degli Internazionali Bnl d’Italia - ITF 1 Series andati in scena al Foro Italico da venerdì 17 a domenica 19 maggio in concomitanza con gli ultimi giorni del Masters 1000 romano.

“Il primo aspetto che mi piace sottolineare - spiega il direttore dell'evento capitolino Vignali - è che abbiamo ripreso questa manifestazione dopo cinque anni di interruzione, allineando il torneo al più grande Masters 1000 di Roma. In pratica, siamo riusciti a giocare un torneo combined all’interno di un combined ed è la prima volta che accade visto che, prima della pandemia, gli Internazionali si giocavano con un solo tabellone maschile a 8. In questa edizione il tabellone comprendeva 12 uomini e 8 donne”.

Un bel passo avanti. E per il futuro?

“C’è la promessa da parte dell’Itf (l’International Tennis Federation) che il prossimo anno potrebbero riconoscerci uno status pari a quello del Masters 1000 che vorrebbe dire passare da ‘Itf 1 Series’ a ‘SuperSeries’, la massima categoria possibile”.

Il numero dei partecipanti in gara non è il solo upgrade del 2024 giusto?

“No, infatti. Di pari passo abbiamo stravolto anche tutti i nostri budget iniziali perché il prize-money quest’anno era di 70.000$ mentre nelle edizioni precedenti era di 22.000$. C’è stato un incredibile incremento, tant’è che tutti i migliori giocatori del mondo sono venuti a giocare a Roma”.

La cosa  che le ha fatto più piacere?

“I ringraziamenti che sono arrivati sia da parte dei giocatori, ma soprattutto da parte degli allenatori - ed è stata questa la cosa che mi ha più colpito e che mi ha più dato la misura del successo della manifestazione - perché sono rimasti entusiasti di ciò che abbiamo fatto nella Capitale durante la settimana del torneo. Non c’ stata nessun tipo di differenziazione con il torneo Atp e Wta e ai nostri giocatori è stata data la possibilità di vivere la stessa esperienza dei loro colleghi più famosi. A partire dalla cerimonia del sorteggio che abbiamo allestito in Piazza del Popolo - certamente non la potevamo fare al Colosseo - allo svolgimento dei tabelloni e soprattutto la grandissima disponibilità del Foro Italico che ormai è un site senza più barriere architettoniche. In futuro, come è normale che sia, ci sarà sicuramente da lavorare per migliorare ancora ma il punto di partenza è già ottimo”.

Quanto è impegnativo organizzare un torneo di questo tipo?

“È stato un lavoro molto impegnativo che alla fine però ha dato i suoi frutti. Abbiamo cominciato a lavorarci da luglio dello scorso anno con un contatto costante con i giocatori. Abbiamo organizzato, ad esempio, una dimostrazione alle Atp Finals di Torino con il britannico Gordon Reid e lo spagnolo Martin De La Puente che poi sono venuti a giocare il torneo di Roma. Ci sono state diverse riunioni con l’Itf a Rotterdam e abbiamo lavorato con grande anticipo sulla logistica del torneo in modo da avere un albergo molto confortevole con 20 camere per disabili, abbastanza vicino al Foro Italico. Insomma, abbiamo cercato di offrire il massimo ai giocatori, compresa la transportation per qualsiasi necessità sia per i giocatori che per i coach”.

Dove bisogna migliorare?

“L’idea - ma sarà una decisione che dovrà prendere il consiglio federale - è che, con l’upgrade del torneo, di portare i tabelloni a 16 uomini e 12 donne. Questo significa avere un giorno in più di torneo e magari, se saremo supportati dai nostri sponsor tradizionali, arrivare ad avere un prize-money di 100.000$ che sarebbe il più alto del circuito mondiale, esclusi naturalmente i quattro Grand Slam che, anche nel wheelchair tennis, sono un discorso a parte”.

Capitolo Italia?

“In tabellone quest’anno abbiamo dato una wild-card al nostro atleta di punta, il 31enne sassarese Luca Arca, un giocatore che ha grandi potenzialità e che negli ultimi otto mesi è migliorato moltissimo. A Roma ha perso al primo turno (6-2 6-2) giocandosela alla pari con uno dei dominatori del circuito, il belga Joachim Gerard. Ma più che tecnico, il suo è stato un miglioramento mentale perché adesso, quando gioca contro i top player, non parte più battuto come prima. E poi abbiamo il 19enne di Assisi Francesco Felici che lo scorso anno era n.2 juniores e che ovviamente deve digerire il passaggio tra i senior. È già n.85 del mondo quindi sta cominciando ad avere un ranking interessante. Nel settore femminile, siamo ancora un po’ in ritardo ma stanno arrivando delle ragazze giovani molto interessanti come, ad esempio, la siciliana Beatrice Draghici”.

Come ha reagito il pubblico del Foro Italico che magari non aveva mai visto o addirittura non conosceva nemmeno l’esistenza del tennis in carrozzina?

“Al di sopra di ogni aspettativa. E non lo dico solo per dire. Un esempio? La grande affluenza. Sabato il biglietto ground costava 17 euro e domenica 11 euro quindi, chi è entrato al Foro Italico, lo ha fatto per vedere il torneo giovanile under 16 e i nostri atleti. La finale si sono giocate sui campi 6 e 4, perfetti per le nostre esigenze”. 

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