Tennistavolo: 7 azzurri alle Paralimpiadi

Il tecnico Arcigli: "Dopo Tokyo abbiamo provato a dare il massimo su numeri più ridotti"

Tennistavolo: 7 azzurri alle Paralimpiadi

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A una settimana dalla vittoria al Torneo Mondiale di Qualificazione Olimpica di Pattaya, in Thailandia, con la quale Andrea Borgato ha conquistato l’accesso alle Paralimpiadi di Parigi, il direttore tecnico Alessandro Arcigli torna sull’impresa che ha permesso alla Nazionale azzurra di avere tutti e sette gli atleti ai Giochi di Parigi.

Ciao Alessandro, quale è stato il punto di partenza del progetto?

«Quando, al termine delle Paralimpiadi di Tokyo, abbia deciso di puntare su soli 7 atleti, sapevano che avremmo ridotto le possibilità teoriche e matematiche di successo, ma che avremmo aumentato quelle pratiche, basate sul miglioramento tecnico di ognuno degli pngisti selezionati. Partendo dal presupposto che, la pur ottima organizzazione federale, non avrebbe consentito di avere il massimo della qualità su grandi numeri di atleti, abbiamo provato a dare il massimo su numeri più ridotti, alla ricerca delle migliori performance possibili».

Una decisione, che si è rivelata vincente.

«La scelta è stata appoggiata dal presidente Renato Di Napoli e dall'intero Consiglio Federale e ci ha dato ragione. Dopo Tokyo, i magnifici sette componenti della rosa della Nazionale assoluta hanno ottenuto nel 2022 tre ori, un argento e un bronzo ai Mondiali di Granada, nel 2023 tre ori, un argento e quattro bronzi agli Europei di Sheffield e nel 2024, appunto, i 7 qualificati alle Paralimpiadi».

Entriamo un po’ più nel dettaglio tecnico?

«Andrea Borgato e Federico Falco in classe 1, Giada Rossi e Federico Crosara in classe 2, Michela Brunelli e Carlotta Ragazzini in classe 3 e Matteo Parenzan in classe 6 sono dei professionisti impeccabili, che hanno deciso di essere pionieri di in nuovo modo di lavorare per degli atleti paralimpici. I sei pongisti in carrozzina vivono, infatti, al Centro di Preparazione Paralimpica di Lignano Sabbiadoro e dedicano 39 ore settimanali all'attività di allenamento tecnico e fisico. Veri professionisti, quindi, che non hanno nulla da invidiare ai colleghi normodotati più blasonati. Sono seguiti quotidianamente dal sottoscritto e da due tecnici di assoluto valore mondiale, Hwang Eunbit e Massimo Pischiutti. La preparazione fisica è affidata ad Alessandro Sellan, grande esperto nel settore della performance atletica degli atleti paralimpici, e l'indispensabile supporto sanitario è nelle mani di tre professionisti del calibro di Anna Simonatto, Eva Pittini e Mauro Bianchini».
E con Parenzan, come vi siete organizzati?

«Con Matteo si è, invece, realizzata una sinergia virtuosa che gli consente, a fronte di notevoli sacrifici, una costante e alta qualità di allenamento.
La sua società e il suo allenatore personale sono in stretto contatto con il coach che lo segue in Nazionale (Massimo Pischiutti, ndr) e io mi occupo solo di coordinare gli sforzi di tutti loro».

Veniamo al processo di qualificazione alle Paralimpiadi?

«È stato estenuante, sia per la durata, 17 mesi a partire dal 1° gennaio 2023, sia per la crescente difficoltà tecnica necessaria per ottenere il pass. Negli ultimissimi anni, infatti, le nazioni asiatiche hanno incrementato il loro impegno in ambito paralimpico e sappiamo quanto l'Asia possa incidere a livello pongistico. Contemporaneamente i posti in palio per la Paralimpiade si sono progressivamente ridotti e per ogni classe la competizione si è fatta difficilissima. I risultati di tanto lavoro, però, hanno premiato l'impegno dei sette atleti e io sono fiero e onorato di essere stato parte del loro sogno paralimpico. Adesso, vi prego, NON SVEGLIATEMI».

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