La Paralimpiadi di Parigi si disputeranno dal 28 agosto all'8 settembre e la Nazionale italiana, guidata dal direttore tecnico Alessandro Arcigli, affiancato dai tecnici Hwang Eunbit e Massimo Pischiutti, partirà per la Francia sabato 24 Ci siamo fatti raccontare dai sette azzurri, che saranno in gara alla South Paris Arena 4, le sensazioni, gli obiettivi e molto altro. Carlotta Ragazzini e Federico Crosara saranno alla loro prima Paralimpiade, Matteo Parenzan e Federico Falco alla seconda, mentre Giada Rossi andrà ai Giochi per la terza volta, Andrea Borgato per la quarta e Michela Brunelli per la quinta. Iniziamo dall'intervista a Carlotta Ragazzini.
La 22enne faentina Carlotta Ragazzini sarà una dei due debuttanti, assieme a Federico Crosara, del Settebello che rappresenterà l’Italia pongistica alle Paralimpiadi di Parigi. «Sono veramente felice di essermi qualificata - spiega - e potermi preparare per un evento del genere è già una grande conquista per me. Potrebbe anche non accadere mai nella vita di un’atleta, anche se è il sogno di tutti. Cerco di vivere questo avvicinamento con impegno, ma anche con serenità Sarà la mia prima volta e so che sarà un’esperienza molto emozionante. Tutti i miei compagni me l’hanno raccontata e finalmente potrò viverla in prima persona».
Hai seguito le precedenti edizioni dei Giochi?
«Ho cominciato a conoscere il mondo dello sport paralimpico nel 2016, quando ero ricoverata all’Istituto di Montecatone, ma anche prima, nell’edizione di Londra, mi ricordo di aver visto le gare di alcuni sport, anche se non conoscevo nessuno in particolare».
Nel 2016 cos’era il tennistavolo per te?
«Avevo iniziato a praticarlo, ma ancora un po’ per modo di dire. Avevo partecipato ai Campionati Italiani quando ero ancora ricoverata e dunque avevo già avuto un approccio con l’ambente. Non avevo però ancora deciso che quella sarebbe stata la mia disciplina. Avevo comunque seguito le Paralimpiadi e la finale per il terzo posto di Giada Rossi è rimasta registrata sulla mia tv per anni».
Hai degli idoli sportivi?
«Due atlete che mi sono sempre piaciute fin da piccola sono Federica Pellegrini e Vanessa Ferrari. Ho sempre guardato le loro gare alle Olimpiadi. In modo diverso, sono sempre riuscite a rialzarsi quando hanno trovato delle difficoltà ed è un lato del loro carattere che ho sempre apprezzato. Mi è dispiaciuto che Vanessa non abbiamo potuto gareggiare a Parigi, a causa dell’infortunio, aveva già detto che sarebbe stata la sua ultima gara».
Le hai conosciute?
«Una volta Vanessa era qui a Lignano Sabbiadoro, per svolgere il suo Camp con le ragazzine della ginnastica, e noi eravamo su in palestra a fare allenamento. Siamo riuscite a incontrarla e abbiamo scattato una foto insieme. È stato bello, avendola sempre vista solo in tv, quella volta averla conosciuta di persona».
A Tokyo avevi già provato a qualificarti?
«Avevo disputato vari tornei, non riuscendo a ottenere il pass con la classifica. Avrei dovuto partecipare al torneo di qualificazione di Lasko e per problemi di salute non ce l’avevo fatta. Oggettivamente per me era un po’ troppo presto e avevo sempre lavorato in ottica Parigi».
Come stato il percorso?
«Piuttosto lungo e dal punto di vista del ranking ero messa piuttosto bene. Eravamo molte atlete abbastanza vicine come punteggio e, dunque, tutte le gare erano importanti. Soprattutto in quelle di marzo di quest’anno tutte giocavano per la qualificazione. Il mio rendimento è stato abbastanza costante ad alto livello, anche se qualche defaillance c’è stata. Sono complessivamente soddisfatta di come è andata questa annata e anche i momenti difficili mi sono stati utili per imparare. A Lasko, che era il primo evento dopo la chiusura delle classifiche, sono arrivata con l’ottica sbagliata, dopo aver raggiunto la qualificazione. Spero che le sconfitte che ho subìto in quell’occasione mi abbiano insegnato qualcosa per il futuro».
Qual è stato il tuo torneo migliore?
«In Spagna abbiamo giocato l’ultimo torneo prima dell’ufficializzazione delle qualificazioni, pochi giorni dopo Lignano Sabbiadoro. C’era un po’ più di tensione rispetto ad altri momenti e le avversarie erano tutte super motivate. Nessuna partita era scontata. Non so se abbia espresso il mio migliore tennistavolo, ma sicuramente sono stata contenta di come ho affrontato le difficoltà».
In vista di Parigi, che tipo di accorgimenti state apportando al tuo gioco, per renderlo sempre più performante?
«Gli aspetti da migliorare ci sono sempre e uno dei più rilevanti è stato variare qualcosa nell’assetto della carrozzina, per aiutarmi a giocare in modo diverso alcuni colpi. Ci pensavamo già da un po’ e Alessandro (il dt Arcigli, ndr) mi ha detto che era arrivato il momento giusto. A fine giugno, inizio luglio ho cambiato le ruote della carrozzina. Ora sono più grandi e, dunque, io sono più alta e riesco a stare più stabile. Ho più forza per effettuare alcuni colpi e sono più padrona del campo».
Proprio a livello di colpi, su cosa vi state concentrando maggiormente?
«Sto cercando di giocare, sia di diritto sia di rovescio, le palline più angolate e a uscire possibile, lontane, dunque, dalla mia avversaria».
In classifica mondiale di classe 3 sei la n.4, come ti poni nei confronti delle tre che ti stanno davanti?
«La coreana Yoon Jiyu, la croata Andela Muzinic e la cinese Xue Juan sono tutte atlete molto forti e che hanno un’esperienza molto superiore alla mia, che sono alla mia prima Paralimpiade. Di loro ho battuto una volta Muzinic. Hanno tutte un ritmo elevato e nelle ultime occasioni in cui le ho affrontate facevo fatica a stare loro dietro e a sviluppare il mio gioco. Andrò in campo pensando a una partita alla volta. La formula sarà a eliminazione diretta e bisognerà essere concentrate fin dal primo punto della prima partita. Le prime tre non le troverò fino alle semifinali e prima avrò altri problemi cui pensare. Ai Giochi può succedere di tutto, perché, come dicono coloro che ci sono già stati, si tratta di un evento unico».
Un pensierino al podio lo stai facendo?
«Non ci sarà nulla di scontato. Cercherò di arrivare lì pensando alle cose da fare nel gioco, perché quando si pensa alle cose troppo grandi si perde di vista l’obiettivo. Mi concentrerò su ciò che dipenderà da me, su come giocherò una pallina piuttosto che un’altra e non che dovrò vincere una medaglia. Il mio obiettivo è sempre stato qualificarmi a Parigi e poi è chiaro che nessuno vada lì per perdere. Non devo dimostrare nulla a nessuno, a me per prima, Scenderò in campo serena e consapevole di aver fatto il massimo in allenamento. Se quello che farò, mettendo in pratica ciò che ho imparato in tutti questi anni, sarà abbastanza, ne sarò felice».
Altrimenti?
«Ho degli esempi fra i miei compagni di squadra che mi fanno capire che, se ti piace quello che fai, la cosa bella è il percorso e cercare di migliorarsi ogni volta, senza accontentarsi di quello che si è già fatto, gioendo dei traguardi già raggiunti e continuando a lavorare».
Farai anche il doppio misto di classe XD7 con Federico Crosara, con quali prospettive?
«Sarà una gara complicata perché la somma delle classi dei due atleti è 7 e io e Federico arriviamo a 5. Incontreremo delle coppie in cui entrambi i pongisti fisicamente staranno meglio di noi. Cercheremo di commettere meno errori possibili e di fare la nostra parte».
Ti seguirà la famiglia?
«Verranno mamma, papà, mia zia e mia cugina. Tutti non vediamo l’ora di gareggiare, con le nostre famiglie a fare il tifo. Quando gioco, non penso a chi mi sta guardando, però mi fa piacere sapere che le persone cui voglio bene siano lì».