Tennistavolo: Giada Rossi alla terza Paralimpiade

Nelle prime due è salita sul podio e in quella che l’aspetta cercherà di arricchire il suo palmares

Tennistavolo: Giada Rossi alla terza Paralimpiade

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Il 24 agosto, giorno della partenza per Parigi, festeggerà 30 anni Giada Rossi, che è pronta a vivere la sua terza Paralimpiade. Nelle prime due è salita sul podio e in quella che l’aspetta cercherà di arricchire il suo palmares.

Ciao Giada, ormai sei diventata un’esperta di avvicinamenti ai grandi eventi?

«In realtà non ci si abitua mai, perché ogni volta l’emozione è diversa. A Rio 2016 per me è stata una grande sorpresa, essendo tutto nuovo. Era anche il primo viaggio che facevo a livello intercontinentale ed è stata veramente un’esperienza inedita, dalla quale non sapevo neppure io cosa aspettarmi. Per me era un sogno essere lì e mi sono resa conto alla cerimonia d’apertura di dove ero e di cosa stavo facendo. Quel bronzo in singolare fu un qualcosa d’indescrivibile e colorò quel sogno».

E a Tokyo?

«Venivo da un periodo difficile in termini di salute e ho anche rischiato di non partire. Alla fine ce l’ho fatta ed è stata un’edizione particolare, con tutte le restrizioni per il Covid. Il terzo posto a squadre con Michela Brunelli le ha dato un sapore speciale. Contro la Thailandia abbiamo rimontato. Avevamo perso il doppio, poi Michela si è aggiudicata il suo singolare e io mi sono imposta per 3-2 contro l’avversaria di classe 3».

Cosa ricordi di quell’incontro?

«Volevo fortemente quella medaglia e avevo di fronte Dararat Asayut, che aveva sfiorato il podio in singolare e stava giocando molto bene. Quel bronzo ci ha permesso di riscattare la sconfitta di Rio contro la Corea, nella finale per il terzo posto. È stata una enorme soddisfazione».

L’avvicinamento a Parigi è stato molto più tranquillo rispetto a quello di tre anni fa?

«Dopo Tokyo a livello fisico ho risolto i miei problemi e l’anno dopo ho conquistato il successo ai Mondiali di Granada, confermandomi nel 2023 agli Europei di Sheffield. Ora sono preparata a giocarmi le mie carte per gli obiettivi più alti. Voglio godermi ogni momento, come mi è già accaduto a Rio e alla rassegna iridata».

Eri arrivata a Tokyo da n. 1 di classe 2. Ora ti precede la coreana Seo Su Yeon, che però hai battuto ai Mondiali e anche dopo. Anche quando hai perso, ha dimostrato di potertela giocare alla pari.

«In classifica è ormai da due anni che ci scambiamo il primo posto, perché fanno fede gli scontri diretti. Dopo la mia vittoria a Granada, l’anno scorso a Lasko ha prevalso lei, nel 2024 a Lasko è toccato a me e ultimamente in Thailandia di nuovo a lei. Il ranking è andato di conseguenza».

L’ultima volta a Pattaya eri in vantaggio per 10-5 nel quinto set e hai mancato cinque match-point. Cosa hai pensato?

«Riguardando la partita e valutandola anche in ottica futura, in realtà non ho commesso errori particolari, ho voluto chiuderla presto e ho fatto una scelta diversa, che non è andata a buon fine. Forse avrei potuto tenermela per i punti successivi. L’ultimo set è andato così, ma avrei potuto finire anche prima, perché nel primo parziale ho perso per 15-13 e nel quarto, in cui ero avanti, per 11-9. È stata comunque una bellissima partita e sono rientrata a casa con qualche spunto di riflessione, che certamente mi aiuterà nelle prossime sfide».

Quali insegnamenti ti ha trasmesso la gara di Pattaya?

«Non ci sono aspetti sostanziali da cambiare rispetto alla tattica normale, semplicemente qualche variazione di effetti su alcune palline o di scelta di rischiare di più sul servizio in certi momenti. La base del mio gioco deve essere di giocare molte palline e di fare in modo che sia lei a rischiare».

Chi saranno le avversarie per il podio oltre a Seo?

«La cinese Liu Jing, che ha ottenuto la medaglia d’oro nelle ultime quattro Paralimpiadi, e la brasiliana Catia Christina Da Silva Oliveira. Ultimamente le ho rincontrate tutte. Liu, che ai Giochi cambia sempre marcia, si fa vedere poco ai tornei e nel novembre scorso in Francia l’ho ritrovata in finale, non c’incrociavamo dal 2019. Lei è mancina e la difficoltà maggiore è fronteggiare il suo servizio, che è veloce e molto angolato. Sul rovescio ha un puntino e con quello riesce a spingere con efficacia. Abbiamo studiato bene con il direttore tecnico Alessandro Arcigli degli accorgimenti e vedremo, se dovrò affrontarla, se daranno i loro frutti».

A Tokyo avevi perso nei quarti contro Da Silva Oliveira, che allora era un po’ la tua “bestia nera”. Ora lo è un po’ di meno?

«Le partite fra noi sono sempre state molto aperte e non parlerei proprio di “bestia nera”. Le sconfitte contro di lei sono arrivate in momenti molto importanti, nei quali non avrei dovuto perdere, in semifinale ai Mondiali del 2018 e appunto nei quarti a Tokyo. In semifinale a Granada mi sono presa la rivincita e anche a Parigi sarò pronta a fare la mia parte. Ha un gioco molto veloce e ho lavorato molto dal punto di vista tecnico e fisico per tenerle teste e farle perdere sicurezza, sfruttando anche la sua velocità e cercando di essere incisiva e chiudere il punto quando ne avrò l’opportunità».

Come giudichi questa stagione?

«Sono molto soddisfatta, perché è stata lunga. Mi ero qualificata a Parigi vincendo gli Europei lo scorso settembre, ma poi ho disputato parecchi tornei, con l’obiettivo di rimanere al vertice della classifica, per avere un tabellone più vantaggioso a queste Paralimpiadi. Sono anche contenta per i risultati ottenuti in doppio con Michela, che ci hanno permesso di salire al secondo posto nel ranking, alle spalle delle coreane e con un punto di vantaggio sulle brasiliane. La scelta di mettersi in gioco ha avuto l’effetto sperato. Anche in questo caso speriamo in un sorteggio positivo, per andare poi a giocarci la medaglia. Nei quarti potremmo incontrare la seconda coppia brasiliana o le thailandesi o le egiziane e, se dovesse andare bene, in semifinale le cinesi o le brasiliane».

Al di là del ranking, le coreane Yoon Jiyu e Seo Su Yeon sono proprio le più forti?

«Fino all’anno scorso la coppia coreana era composta da Seo e Lee Mi Gyu, ora invece è arrivata Yoon. Le abbiamo incontrate a Lasko, perdendo per 3-1, e nell’ultimo torneo in Thailandia, cedendo con un più netto 3-0. In questa seconda occasione non siamo mai riuscite a entrare in partita. Yoon è molto potente e Seo sbaglia poco, in effetti sono delle avversarie molto ostiche. Siamo comunque abituate a lavorare molto in doppio e ci stiamo allenando in modo molto scrupoloso. Una sessione su due è dedicata al doppio e proviamo i servizi, le risposte e gli schemi di gioco, svolgendo anche attività al cesto. Facciamo il possibile per migliorare sempre».

In famiglia ti seguiranno in molti a Parigi?

«I miei genitori, mio fratello e mio zio Giorgio, che erano venuti anche a Rio e ai Mondiali, sono ormai una squadra consolidata. Ci saranno mia zia e i cugini. Da casa si stanno già organizzando. Mia nonna e gli altri zii si troveranno certamente con altre persone in paese, a Zoppola, per vedere le partite in tv. Anche gli altri ragazzi avranno un bel seguito e il gruppo di tifosi a Parigi sarà piuttosto numeroso. Sarà  fantastico condividere con tutti le emozioni».

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