Nell'ambito del piano di sviluppo dell'International Table Tennis Federation, il direttore tecnico paralimpico Alessandro Arcigli ha guidato il primo "Para Table Tennis Training Camp" della storia, che è stato organizzato dall'ITTF e si è appena concluso a Giza, in Egitto. Vi hanno partecipato 12 atleti e 9 atlete provenienti da sei diverse Federazioni (Camerun, Costa d’Avorio, Egitto, Mauritius, Nigeria e Sud Africa).
«L'incarico ricevuto dall'ITTF - spiega Arcigli - mi ha reso molto felice e orgoglioso. Sono stato entusiasta di aver partecipato a questa iniziativa, che la Federazione Internazionale ritiene molto importante per la crescita del movimento paralimpico in Africa. Il mio primo ringraziamento va a Polona Cehovin e Omar Refaat Bassyouni, che con diversi livelli di responsabilità si occupano dei Progetti di Sviluppo e Promozione dell'ITTF. Devo, inoltre, congratularmi con la Federazione Egiziana di Tennistavolo e con tutti coloro che hanno contribuito al successo, perché tutto è stato organizzato alla perfezione. Essam Zidan, Ahmed Elmahsy, Mohamed Ahmed Taha e Mostafa Ahmed Kotb, tutti dell'ITTF e in posizioni diverse, mi hanno aiutato molto nella complessa logistica dell'evento».
Il dt entra poi nel merito dell’attività: «Questo periodo di allenamento è stato essenziale per incoraggiare gli atleti africani che negli ultimi anni sono entrati nel mondo del tennistavolo a diventare atleti di livello internazionale e occorre trovare soluzioni per far sì che il numero di coloro che, in Africa, scelgono il nostro sport aumenti in quantità e qualità. L'ambiente era meraviglioso e sono rimasto davvero colpito dall'impegno profuso dai giocatori. Li ho trovati tutti molto motivati e contenti di potersi allenare, seguiti da me e da tre bravi allenatori locali, Yong Clement dal Camerun e Nasr Tweky e Sayed Moussa dall'Egitto. I tre tecnici africani sono stati molto positivi e motivati a far sì che i giocatori potessero apprendere dalla loro grande esperienza nel tennistavolo paralimpico».
Ovviamente non si è solo giocato: «Siamo stati in palestra per sei ore e ho avuto l'opportunità di parlare con i giocatori e con i tecnici, per avere dei feedback che permettessero all'ITTF di pianificare i prossimi progetti per lo sviluppo del tennistavolo paralimpico. È emerso che la maggior parte dei giocatori paralimpici si allena con normodotati, mentre avrebbero bisogno di confrontarsi con persone che avessero il loro stesso livello di abilità residue. Stage come quello di Giza offrono, quindi, a tutti gli atleti, momenti preziosi di unione e condivisione e sarebbe importante che nel corso dell'anno questi appuntamenti aumentassero di numero e magari fossero accompagnati anche da occasioni di confronto competitivo».
Il programma prevedeva allenamenti tradizionali, sessioni di multiball e partite. Le sedute sono state divise in due periodi diversi, mattina e sera, con allenamenti regolari e speciali, mentre nell'ultima giornata l'attenzione è stata dedicata alle partite. Al termine del camp si è svolto un breve incontro, per analizzare il lavoro da svolgere a casa.
«Lo stage di Giza - afferma Arcigli - è stato per i pongisti una grande opportunità per incontrare molti giocatori provenienti da Paesi diversi e per allenarsi in un modo diverso dal solito. Ciò non solo dimostra il loro impegno nei confronti del nostro sport, ma rafforza anche la posizione dell'Africa come nuovo hub per il tennistavolo paralimpico e l’impegno dell’ITTF nel promuoverne la crescita a lungo termine, con l'obiettivo di stabilire un’eredità duratura caratterizzata da migliori infrastrutture, maggiori opportunità per i giocatori paralimpici e una rete rafforzata di allenatori competenti e responsabilizzati».
L’obiettivo principale era rafforzare il potenziale dei giocatori paralimpici africani, attraverso sessioni di training intensivo, guide personalizzate e l'avviamento a stili di gioco di livello mondiale. «I partecipanti - conclude il direttore tecnico azzurro - hanno davvero apprezzato i consigli degli allenatori, che hanno dato loro molte idee utili per introdurre variazioni nello stile di gioco. È stata un'esperienza molto positiva, da ripetere sicuramente, perché è stata una bellissima occasione per tutti, tecnici inclusi, per migliorare e imparare gli uni dagli altri».