Tiro a volo: 10 domande a Davide Fedrigucci

Il 48enne urbinate campione mondiale e italiano di PT1, ripercorre i momenti salienti della strepitosa stagione 2023

Tiro a volo: 10 domande a Davide Fedrigucci

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Davide, il 2023 è stato in assoluto il tuo anno migliore ma concorderai anche che il risultato più prestigioso, il titolo iridato, è arrivato proprio nella gara più difficile.

Quando nello stesso anno hai vinto il Campionato italiano e poi un Grand Prix tra i più importanti come quello di Brno e poi il Mondiale, come fai a non giudicarlo l’anno migliore della tua carriera..?! Sì, certamente in Perù c’erano delle condizioni strane. Se guardi anche la gara che hanno fatto atleti molto forti come Saverio Cuciti, vedrai che quegli atleti sono stati tutti molto al di sotto dei loro standard. C’erano lanci molto difficili con velocità iniziali molto alte che hanno creato problemi un po’ a tutti.

A Lima hai concluso le serie di qualificazione con 93/125. Quel punteggio quanto è stato al di sotto della previsione che avevi formulato alla vigilia della gara?

Ero orientato sulla media del 21-22 che è la mia media abituale. Significa quindi che nella mia previsione avrei dovuto correre per la per la finale con un punteggio oscillante tra il 105 e il 110. In condizioni perfette di visibilità e di lanci, com’è accaduto ad esempio anche a Umbriaverde, posso addirittura sfiorare la media del 23. Che ci siano state grandi difficoltà per tutti, lo prova il fatto che il mio punteggio mi ha comunque permesso di accedere in quarta posizione alla finale.

In finale hai dovuto affrontare di nuovo una gara in salita.

Sì, ho fatto subito due zeri, poi ho colpito due piattelli e ho fatto di nuovo due zeri. È un po’ la tipica partenza di tutte le finali in cui poi sono riuscito a centrare risultati importanti. Anche al Campionato italiano di Racconigi l’avvio della finale non è stato brillantissimo. Soffro un po’ la tensione della partenza e devo cercare di superare senza troppi danni quell’avvio perché quando mi tranquillizzo riesco invece ad esprimermi al meglio.

Davide Fedrigucci esultante al podio del Mondiale di Lima

Però si è affacciata di nuovo un po’ di tensione nel rush finale con Juha Myllymäki?

Sì, negli ultimi quattro piattelli della finale ho fatto tre zeri. Sono stato comunque in vantaggio di un piattello su Myllymäki fino all’ultimo piattello. Se avessi preso quell’ultimo piattello, avrei vinto. Invece ho fatto un altro zero e Juha invece ha colpito il suo ultimo piattello e ci siamo trovati allo shoot-off.

Quello zero all’ultimo piattello che ha fatto sfumare la vittoria è stata probabilmente la situazione più critica della gara?

Sinceramente io non mi sono neanche accorto! Me lo hanno detto dopo, perché io in finale non ho pensato per niente al punteggio. Né al mio, né a quello degli altri. Il tabellone l’ho guardato soltanto una volta alla fine dei primi venticinque piattelli. Poi, basta: dopo non l’ho guardato più. Non lo guardo per abitudine perché ti influenza negativamente. Anche nei primi venticinque piattelli ho sbagliato tre volte negli ultimissimi lanci. In quel caso effettivamente ho guardato per capire se ero ancora in gara: avevo sedici piattelli all’attivo ed ero terzo. Poi ci sono stati i due step successivi molto buoni, quasi pieni, che mi hanno portato su e mi hanno permesso di concorrere per il titolo nel duello con Myllymäki.

Fedrigucci nel corso della finale degli Assoluti di Racconigi

C’è stato un momento in cui hai detto: adesso posso vincere?

Forse no, perché ho fatto qualche errore di troppo proprio nei momenti determinanti e in più, come dicevo, non ho mai fatto i conti. Diciamo semmai che ho vinto la gara su uno dei lanci del Mondiale: il destro di 45° in seconda pedana che andava a novanta metri. Era un piattello difficilissimo: il più difficile del Mondiale e io non l’ho mai bucato. Lo ha sbagliato un sacco di gente brava e lo hanno sbagliato più di una volta. Io invece l’ho affrontato cinque volte e non l’ho mai sbagliato. Sono i cinque centri che hanno fatto la differenza.

Allora è la conferma del teorema Spada? In ogni gara c’è un pugno di piattelli difficilissimi che fanno la differenza tra i campioni e i buoni tiratori.

Direi di sì. Infatti nello shoot-off con Myllymäki il secondo piattello era di nuovo quel lancio e lui ha perso il titolo sbagliandolo.

Il paratleta urbinate al primo posto nel Gran Prix di Brno

Non ci sarebbe stata però probabilmente la vittoria al Mondiale senza la conquista del titolo italiano che ti ha dato piena fiducia nei tuoi mezzi.

Sì, sicuramente. Anche al Grand Prix di Brno ho vinto per effetto del Campionato italiano. È stato determinante poter fare molte finali in questa stagione: ti abitui alla tensione, al ritmo, alla velocità della gara e dopo affronti tutto questo con un’altra padronanza. Infatti quella del Campionato italiano è stata la finale in cui ho sofferto di più. Non stavo benissimo e all’inizio avvertivo anche una tensione fortissima che dopo, nel corso della finale, sono riuscito a controllare.

Davide Fedrigucci posa per i fotografi dopo la conquista del titolo tricolore a Racconigi

Come affronti la stagione 2024 che ti vede protagonista assoluto a livello mondiale nella tua categoria?

Non sono preoccupato: sto facendo il mio consueto allenamento. Che poi in realtà si svolge nelle gare del sabato e della domenica perché durante la settimana sono impegnato con il lavoro. Non ho mai interrotto l’attività tranne che nelle due settimane delle feste di Natale. Per il resto, appunto, mi sono allenato come al solito sia a S. Martino di Rio Salso che a San Marino e ho sempre fatto buoni punteggi. Ho sempre rispettato la mia media: mai sotto il 20 con tanti 21 e 22 e qualche 23.

All’inizio del 2023 avresti detto che ora saremmo stati a commentare una stagione così brillante?

Assolutamente no. È maturato tutto strada facendo. Ma adesso mi sento già pronto per provare a riconfermarmi in questa stagione!

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