Tutorial degli Sport Paralimpici: scopriamo le regole del calcio a 5 per non vedenti
Tutorial degli Sport Paralimpici: scopriamo le regole del calcio a 5 per non vedenti
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Un viaggio alla scoperta di uno sport meraviglioso
Inizia un lungo percorso di conoscenza delle discipline che fanno parte della galassia paralimpica, un viaggio che ci introdurrà nelle regole e nelle specificità degli sport che fanno parte della grande famiglia paralimpica italiana.
Questo cammino parte con lo sport nazionale, il calcio, che declinato in ottica paralimpica significa calcio per non vedenti; uno spettacolo puro fatto di dribbling, passaggi, goal fantastici segnati al buio, senza la possibilità di vedere il pallone ma solamente sentendo il rumore dei sonagli inseriti all'interno della sfera, cercando di intuirne il rimbalzo o la direzione, con un unico obiettivo: segnare un goal in più degli avversari! Per far muovere la rete della squadra rivale però c'è bisogno di superare un ultimo ostacolo, il portiere avversario che, a differenza di tutti gli altri componenti, può sfruttare il senso della vista. Questo apparente vantaggio per l'estremo difensore non permette di mantenere la porta inviolata perché anche lui si arrende alle prodezze di questi funamboli del gioco del calcio, capaci di percorrere un coast to coast con il pallone incollato ai piedi o di fare giocate che ai più risulterebbero impossibili da effettuare.
Il calcio a 5 ha esordito ai Giochi paralimpici di Atene 2004 e in Italia si pratica sotto l'egida della FISPIC, la Federazione Italiana Sport Paralimpici per Ipovedenti e Ciechi. Conosci insieme a noi le regole di questo sport magnifico.
Tutorial Sport Paralimpico - Calcio a 5
L'esperienza di Maurizio Bonioli, CT della nazionale
Insieme a Maurizio Bonioli, neo commissario tecnico della nazionale italiana di calcio per ciechi, abbiamo cercato di carpire i segreti di uno sport davvero affascinante.
68 anni, patentino UEFA B e una passione sfrenata per il calcio, prima da giocatore - “finchè le ginocchia me l'hanno consentito” - e poi da allenatore in ogni livello e categoria, prima dell'incontro fulminante, tre anni fa, con il calcio per non vedenti in una realtà prestigiosa come Crema. Infine l'approdo sulla panchina della nazionale azzurra, un incontro che il mister definisce “casuale” ma che considera “un arricchimento a livello personale che mi sta rendendo una persona migliore. E' una realtà che mi sono cucito addosso, un'opportunità datami da Sandro di Girolamo e dal direttore sportivo Gianguido Marzi per la quale sono grato ad entrambe”. Il lungo periodo di lockdown coinciso con la pandemia ha frenato la programmazione ma non ha spento l'entusiasmo: “Recupereremo il tempo perduto in questi durissimi mesi!”
“Consiglierei a un non vedente di praticare il calcio perché quando sono arrivato in questo mondo mi sono reso conto che i veri ciechi siamo noi; quando chiudiamo gli occhi non riusciamo più a fare nulla. Invece loro no, riescono a fare cose grandiose senza il supporto di un senso fondamentale”.
A livello di gioco i calciatori fanno quello che quotidianamente i loro alter ego professionisti compiono: “io alleno una squadra di calcio” prosegue il mister, “ed alleno la tecnica, la tattica, il profilo fisico e quello mentale. Per me lo sport è vita e il calcio è uno sport completo che è in grado di riempire la quotidianità di questi atleti ma che rappresenta allo stesso tempo uno spaccato dell'esistenza di ognuno di noi: la vittoria, la sconfitta, il confronto, i momenti beli e quelli brutti danno le stesse sensazioni che viviamo giorno dopo giorno”.
Il grande Nereo Rocco soleva dire in campo come nelle vita ed è per questo che Bonioli ci tiene a precisare come l'importante per un mister sia trasferire le proprie conoscenze perché “quando uno ha qualcosa dentro, deve insegnarla e condividerla ed io provo a trasmettere alcuni valori ai miei calciatori”.
Immaginiamo però il momento in cui un giocatore si presenta al campo per la prima volta, borsone in spalla e pensiamo per un istante a cosa diremmo per spronarlo ad affrontare il campo. Anche su questo c'è molta chiarezza nelle sue parole: “Tre anni fa mi si presentavano ragazzi ciechi ed io ero muto, non sapevo cosa dirgli. Oggi invece vedo uomini e calciatori, gli do una pacca sulla spalla e lo getto nella mischia, dicendo per prima cosa di divertirsi. Ci saranno dei problemi e delle difficoltà, ma quando arriveranno saprà come superarli”.
Il calcio, in quanto sport di gruppo, alimenta anche contenuti sociali importanti quali la condivisione e l'entrare in una comunità, valore che il CT conosce bene. “Il calcio permette di integrarti nel tessuto sociale e quando uno approccia con umiltà e voglia di imparare, allora nessun ostacolo diventa insormontabile. Quando capisci che un contrasto non è altro che una sintesi della vita, tutto diventa più semplice!”
La voglia di insegnare ha sempre spinto mister Bonioli ad andare al campo con entusiasmo, un'emozione che trasmette con parole semplici ed efficaci: “il giorno che andrò al campo per lavorare mi esonero da solo, ma sono sicuro che vestirò la tuta ed allenerò fintanto che i ragazzi mi seguiranno”.
Ritornando agli atleti, la prima difficoltà è quella di raggiungere il campo da gioco, un percorso nel quale è necessario il supporto della famiglia: “La famiglia è basilare per tutti, è il valore più importante che abbiamo, a maggior ragione per questi ragazzi. I genitori, il loro sostegno sono aspetti fondamentali ma ognuno deve capire il punto in cui termina la propria competenza. Sul campo spetta a me e allo staff prendere delle decisioni, ma il mio lavoro è nulla senza il supporto dei genitori e i loro sforzi vani se non c'è qualcuno disposto ad insegnare calcio ai propri figli”.
Per giocare senza vedere la palla servono sensibilità, destrezza, coraggio ma anche altre caratteristiche che Maurizio sintetizza in modo impeccabile: “La prima cosa che un calciatore non vedente deve imparare è gestire lo spazio, capire come muoversi. Poi non deve avere paura del contrasto, del contatto fisico. Ecco, se superano questa prima paura siamo già a buon punto. Di base però devi avere una predisposizione a giocare a calcio, delle qualità che fanno la differenza, in campo come nella vita di tutti i giorni”. Altri ingredienti segreti? “Voglia, impegno, disponibilità ad imparare e rispetto, se li hai allora hai tutto per essere un top player”.
Spagna, Francia, Russia, Inghilterra rappresentano dei punti di riferimento per il nostro calcio, scuole che hanno dimostrato negli anni un altissimo livello tecnico e un importante gioco collettivo. L'Italia sta partendo con un pelino di ritardo ma Bonioli è convinto: “Con pazienza e lavoro il nostro calcio può togliersi grandi soddisfazioni, perché abbiamo ottimi giovani che stanno crescendo. In passato è stato fatto un lavoro importante che ora siamo chiamati a proseguire”.
Avvicinare le persone non vedenti alla pratica del calcio rappresenta un altro obiettivo a medio e lungo termine, un obiettivo che “può essere raggiunto comunicando alla gente che esiste questa realtà. Una volta, quando ero allenatore a Crema, andammo a giocare a Milanello contro il Milan, Il giorno dopo la gente mi fermava in strada chiedendomi come era andata… beh, quel giorno molti ci hanno conosciuti”.
A questo punto non ci rimane che attendere Parigi 2024 e sperare che la nostra nazionale possa farci vivere delle notti magiche!