Tutorial Sport Paralimpici: Atletica Leggera

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L'atletica sta al movimento paralimpico come il movimento paralimpico sta all'atletica. Non è un principio matematico ma un dato di fatto per uno sport che esiste dalle origini della storia del movimento paralimpico, da quella storica edizione di Roma nel 1960 della quale conserviamo immagini in bianco e nero che ci ricordano straordinarie imprese di donne e uomini che, certamente, non potevamo immaginare la successiva evoluzione di un qualcosa che costituisce uno dei capisaldi dello sport.

Una longevità, quella dell'atletica, che il direttore tecnico della Fispes Vincenzo Duminuco spiega in maniera semplice ma estremamente chiara: “Così come l'atletica è la regina tra le discipline nel mondo olimpico, la para atletica veste la stessa corona nel mondo paralimpico. Questo è legato al fatto che in atletica leggera abbiamo una serie di gesti, dalla corsa, al lancio, al salto che ritroviamo in tutte le discipline sportive. Tecnicamente parliamo di schemi motori di base, imprescindibili per chi fa sport”.

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Un successo dunque legato alla capacità dei gesti di riprodursi in altre attività ma anche “ad un' offerta inclusiva al massimo, che permette a chiunque qualsiasi sia la propria disabilità, di trovare uno spazio che rappresenta la giusta dimensione per se stesso, partendo sempre da una base di equità”.

Un processo, quello di equità, reso possibile attraverso un sistema di classificazione che Duminuco considera in “costante evoluzione, con i progressi della tecnologia che spingono ad un necessario aggiornamento del processo di classificazione funzionale. Per alcune, immagino la celebrolesione o la disabilità intellettiva, il processo forse è ancora più complesso ma è un qualcosa di assolutamente necessario se vogliamo rimanere nel campo dell'equità della base di partenza”.

Un processo, quello che alimenta il fuoco dell'atletica leggera paralimpica, reso possibile da “un lavoro che non definirei solo prettamente di avviamento ma che di fatto permette ad ogni atleta di compiere un'esperienza. Si parte dalla volontà di far provare, poi approfondiamo ed acquisiamo elementi di base con i quali andiamo ad individuare le potenzialità. L'ideale sarebbe avere cento scuole sul territorio ma se pensiamo agli sforzi che la federazione sta compiendo, ad esempio con l'academy giovanile, comprendiamo anche la vision generale: far entrare un ragazzo giovane nell'academy significa poter svolgere un lavoro triangolare che coinvolga la Federazione, la società e l'atleta, permettendo a quest'ultimo di compiere il processo di maturazione nel proprio ambiente; terminata questa prima fase andiamo a comprendere se l'individuo è in grado di effettuare un ulteriore salto di qualità, oppure se continuare nel percorso intrapreso. Il confronto tra tutte le componenti è fondamentale per la crescita, perché con questo accompagniamo l'atleta in un percorso di formazione. A parte quest'anno, dove la pandemia ha limitato il nostro lavoro, abbiamo alcuni esempi che ci testimoniano la bontà del nostro operato; penso a Cicchetti, Pentagoni, Di Maggio e tanti altri ragazzi e ragazze che stanno tendando di raggiungere i livelli più alti nella disciplina e comprendo come lo sforzo che stiamo mettendo in campo ci stia ripagando con ottimi risultati”.

Top level come ambizione ma anche alle fondamenta la necessaria componente del divertimento: “E' la prima cosa che diciamo sempre ai ragazzi che si approcciano al nostro sport, divertiti! Se ti diverti hai motivazione, se subisci la pratica finirai per abbandonare”.

Un abbandono che però, come spiega il DT, non dipende da quella visione dell'atletica come di uno sport individuale, un mito che il tecnico siciliano sfata con un aneddoto: “Ero alla prima trasferta internazionale in questa nuova veste di direttore tecnico e in una riunione pre gara dissi ai ragazzi che il successo di uno è il successo di tutti, perché eravamo e siamo una squadra che si esalta e gioisce per la vittoria del singolo. Solo attraverso questa - termina il concetto Duminuco - potrai avere la sensazione che qualcuno intorno ti sta sostenendo per raggiungere il massimo”.

Ovviamente i risultati arrivano anche grazie ai talenti e considerato il record del mondo raggiunto alla prima gara internazionale, non si può non far cenno a quello cristallino della giovanissima Ambra Sabatini. “E' chiaro che un'atleta come Ambra si è approcciata alla disciplina forte della sua esperienza in Fidal. In questi casi non devi convincere ma solo supportare e sostenere il suo lavoro per metterla nelle migliori condizioni di esprimersi ai massimi livelli”.

Nuove generazioni che spingono in Italia e che convivono con quelle che hanno fatto e continuano a fare la storia del movimento italiano, “modelli importanti di riferimento che attraverso la Tv e i media in generale hanno messo a disposizione le loro prestazioni per emozionare e convincere le persone ad avvicinarsi all'atletica. Dopo la vittoria di Ambra a Dubai abbiamo ricevuto delle chiamate di persone che vogliono provare, significa che la strada è quella giusta”.

Sport democratico dicevamo in apertura, anche sotto il profilo tecnologico e degli ausili “perché si può provare anche con una protesi da passeggio, poi andando avanti ovviamente la strumentazione fa la sua parte, anche molto importante. Noi, come Fispes, cerchiamo di sostenere questo processo attraverso il supporto fondamentale dell'Inailoppure come è stato attraverso il concepimento del progetto della carrozzina versatile, sviluppato assieme all'università di Padova. Ovviamente vorremmo fare ogni giorno di più, questo è ovvio”.

Fare di più anche in termini numerici, una strada che Duminuco è cosciente potrebbe essere perseguita “attraverso una formula partecipativa dei Giochi Studenteschi così come in passato accadeva per i Giochi della Gioventù, un serbatoio inestimabile per la nostra atletica”, un bacino fondamentale per “creare talenti ma soprattutto avvicinare sempre più persone alla nostra disciplina con l'obiettivo di ridurre l'immobilismo della popolazione con disabilità”.

Per questa ricetta il tecnico della Fispes conosce solo pochi ma fondamentali ingredienti: “Lacrime e sangue, quelli che nessuno dei nostri a paura a versare”.

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