L'evoluzione del movimento sportivo paralimpico internazionale ha comportato, nel corso degli anni, l'aumento del numero delle discipline sportive inserite nell'offerta sportiva proposta dal Comitato Italiano Paralimpico. Questa condizione è stata favorita dal sempre più intenso rapporto e dalle sinergie sviluppate con le federazione olimpiche che via via, con il passare degli anni, hanno creato apposite sezioni “paralimpiche” al loro interno, favorendo la reale concretizzazione del diritto allo sport e l'integrazione completa delle persone con disabilità all'interno della comunità sportiva.
Nel caso della boccia questo processo è stato favorito da un'intuizione, quella che nel 2013 Mauro Perrone ebbe durante la sua esperienza in Erasmus a Barcellona. Nato con una tetraparesi spastica, partì da Milano in direzione Catalogna con un obiettivo ben definito: “Sono andato in Spagna per conoscere un altro sport. Già facevo atletica leggera ma avevo visto su YouTube alcuni video delle Paralimpiadi relativi alla boccia. Ciò che mi aveva colpito - continua Perrone - era il fatto che questa disciplina aprisse uno spiraglio anche a disabilità fisiche gravi e gravissime; si, insomma, sembrava il più adatto anche alle mie esigenze. Da lì ho iniziato a girare, informarmi, conoscere persone fino a contattare la federazione spagnola di riferimento. Poi nel mio girovagare alla ricerca della conoscenza ho avuto la fortuna di incontrare Liliana Pucci, iniziare ad allenarmi con due ragazzi iberici che avevano già fatto un'esperienza importante ai giochi Paralimpici; ho subito pensato che la boccia potesse essere tranquillamente importata nel nostro paese”.
Inizia dunque dall'esperienza modello “Appartamento Spagnolo” la storia della boccia nel nostro paese: “Tornato a casa abbiamo iniziato a far conoscere la disciplina sul territorio, poi pian piano ci siamo allargati ad orizzonti nazionali, fino all'approdo all'interno della Federbocce”.
Precedentemente, in via del tutto sperimentale, la boccia veniva ricompresa tra le attività della Fispes. Poi, nel 2018, il passaggio all'interno della casa madre, un passaggio che Perrone definisce “fondamentale per lo sviluppo di questo sport, grazie soprattutto alla capillarità di diffusione della federazione in ogni parte del territorio nazionale. In più, ad oggi, la boccia è l'unica specialità della Fib che ha uno sbocco in un palcoscenico olimpico o paralimpico, e questo non può che essere uno stimolo importante per investire sul suo sviluppo”.
Quindi una diffusione importante, favorita dal lavoro costante della Fib in questa direzione. “La boccia si sta facendo conoscere come una realtà importante; siamo partiti dal Nord per poi arrivare a svilupparla anche nel centro sud e nelle isole. Pensa che durante il lockdown ben in cinque regioni abbiamo coinvolto società alla pratica, diciamo dunque in controtendenza rispetto a quanto sta accadendo a livello nazionale, e questo rappresenta un motivo di orgoglio. Aspettiamo con trepidazione la fine dell'emergenza causata dalla pandemia per proseguire nel nostro lavoro di avviamento, promozione e comunicazione”.
Disciplina che, come dicevamo in apertura, è dedicata soprattutto alle disabilità fisiche più gravi, ma questo non rappresenta un ostacolo a quelli che sono i benefici che l' atleta può trarre da questo sport: “Per una persona che dipende in tutto o per tutto dagli altri nella vita quotidiana, raggiungere l'indipendenza è un traguardo enorme. Molti ragazzi - prosegue il vice tecnico della nazionale - finita la scuola superiore purtroppo rimangono a casa, non escono, e questo perché magari pensano di non trovare uno sport adatto a loro. La boccia invece dà a tutti la possibilità di esprimere gesti tecnici di livello, da atleti veri (con la A maiuscola, ndi), ma soprattutto di favorire quel processo di socializzazione che punta a rovesciare i cliché culturali imperanti fino a pochi anni fa. Questa è la cosa più sensazionale che questo sport, e lo sport in generale, è in grado di rendere”.
Precisione, controllo, ottime doti strategiche ma anche e soprattutto “allenamento, allenamento e ancora allenamento. Per raggiungere livelli importanti in ambito nazionale e internazionale servono sacrifici da parte degli atleti ma anche delle famiglie, dei volontari, dei tecnici. Anche dal punto di vista economico si compiono importanti sforzi: gli scivoli o le bocce hanno costi importanti, per questo abbiamo accolto con grandissimo piacere il bando ausili, proprio perché spesso avvicinarsi alla pratica non è cosa scontata o automatica. Noi comunque ci proviamo”.
Caratteristiche tecniche e psicologiche che mescolate “permettono alla persona di mettersi in gioco, superando limiti e ostacoli”, per ambire al massimo livello, quello internazionale: “La competizione è altissima, pensa che nel programma paralimpico sono previsti solamente 92 posti e i paesi che praticano la boccia nel mondo sono 73, su un totale di 10mila atleti in tutto il mondo. Fa fatica anche la Spagna che è partita con molti anni di anticipo rispetto a noi, questo dà l'idea di quanto possa essere complicato emergere nella nostra disciplina”.
Allargare la base dunque diventa essenziale, perché nei grandi numeri spesso si annida il campione: “Noi mettiamo la nostra passione e la nostra conoscenza a favore dello sviluppo della boccia, per permettere al movimento paralimpico di compiere un ulteriore passo in avanti”.
Con questa passione e con le idee chiare l'obiettivo non sembra poi così distante.