Tutorial Sport Paralimpici: canoa-kayak

Tutorial Sport Paralimpici: canoa-kayak

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Canoa-Kayak

E' uno sport in cui l'acqua, le onde, il vento, il freddo o il caldo sono elementi stessi della disciplina. Bisogna imparare a convivere con la natura per poter apprezzare questa disciplina”. Inizia così, dall'approccio con l'ambiente circostante il viaggio alla scoperta della canoa-kayak, sport paralimpico che a Tokyo, il prossimo anno, subirà un'importante rivoluzione con l'ufficiale introduzione nel programma delle gare anche della va'a: “Avremo anche le gare di VL2 maschile e femminile e le gare di VL3 maschile con un programma che va piano piano allargandosi, contribuendo all'ulteriore crescita di questo fantastico sport”.

A parlare è Stefano Porcu, direttore tecnico nazionale dal 2014, entrato nel mondo sportivo dal 1987 quando “riuscii a combinare la mia attività di fisioterapista con quella di tecnico”, osservatore privilegiato dall'interno di quella rivoluzione culturale che il mondo paralimpico stava compiendo anche grazie allo straordinario successo di Londra 2012.

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Negli anni siamo passati dal semplice concetto di amatorialità a quello di agonismo. Fin dall'inizio abbiamo dato questa chiave di lettura per innalzare il livello di uno sport che garantisce comunque il fondamentale elemento dell'inclusione, come testimonia la presenza dei nostri atleti a molte delle gare previste anche per i normododati. Questo negli anni ha portato ad un elevamento del tasso tecnico, permettendo ai praticanti di esprimere il proprio potenziale sportivo e garantendo un facile inserimento nell'universo sportivo. Ciò ha rappresentato la prima, grande conquista ottenuta, insieme all'aver avvicinato persone alla disciplina perché vedi - prosegue Porcu - la canoa è uno sport democratico nel quale, una volta che ci mettiamo dentro un'imbarcazione, ci guardiamo negli occhi tutti dalla stessa altezza, abbiamo tutti le stesse difficoltà ma anche i medesimi obiettivi da raggiungere”.

Un potenziale che negli anni, complice il lavoro quotidiano della FICK, oggi permette all'Italia di avere talenti assoluti che non nascondono ambizioni importanti per il futuro, ma anche nuove leve pronte a subentrare nel giro della nazionale. “Abbiamo atleti di assoluto valore, mi riferisco a Farias, Mancarella ad esempio, ma insieme a loro stanno crescendo anche altri elementi che speriamo di poter inserire nei nostri ranghi quanto prima. Tokyo prima e Parigi poi saranno un banco di prova importante anche per testare il nostro lavoro che duramente portiamo avanti da qualche anno”.

Uno sport giovane che avvicina ragazzi alla disciplina, ma che caratteristiche devono avere i neofiti? “Devono essere persone che hanno una grande voglia di riscatto, una determinazione forte ma, nello stesso tempo, non devono avere il timore di provare nuovi elementi come l'acqua, la barca, la pagaia, perché prima a poi si arriva a costruire un soggetto in grado di dominare questi elementi, ed è li che arriva il divertimento”.

Divertimento che si somma anche alla fatica di allenamenti spesso estenuanti: “Per questo devono avere una determinazione di acciaio. Sulla barca si è soli e si lotta spesso anche contro le avversità del clima, ma il fascino di questo sport sta proprio in questo essere autonomi di decidere dove andrà l'imbarcazione, perché non si ha un percorso tracciato da seguire se non quello dell'istinto. L'allenamento - prosegue il DT - è quotidiano e bisogna essere predisposti al sacrificio, a sfidare prima te stesso e poi l'avversario. Bisogna essere pazienti, saper attendere il momento giusto senza la voglia di bruciare le tappe. Ci sono tecnicismi che vanno imparati con tempistiche ben definite”.

Uno sport individuale dunque, in cui non manca assolutamente l'elemento della condivisione: “Facendo tutti grandi sforzi per far scivolare l'imbarcazione sull'acqua, quello che ho notato è che il podio del singolo è il successo del gruppo e la vittoria del singolo si ottiene solo se c'è armonia nel gruppo. Dopo essere stati soli in acqua tutti i ragazzi hanno esigenza di condividere la propria esperienza. Noi cerchiamo anche in allenamento di stimolare questa componente, è fondamentale per raggiungere il successo”.

La canoa rappresenta dunque uno sport in cui “la mente deve essere allenata ancora prima del corpo: le caratteristiche fisiche puoi allenarle, quelle mentali anche, ma devi avere qualcosa di innato al tuo interno che ti spinge”.

Provare però è necessario, per questo la Federazione sta investendo molto su progetti che prevedano l'utilizzo del pagaiergometro anche all'interno di unità spinali, centri di riabilitazione e scuole: “se riusciamo a far provare all'interno, poi all'esterno non può non piacerti uno sport nel quale il contatto con la natura è assolutamente un valore aggiunto".

riabilitazione e scuole: “se riusciamo a far provare all'interno, poi all'esterno non può non piacerti uno sport nel quale il contatto con la natura è assolutamente un valore aggiunto.

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