Il Villaggio Paralimpico, concepito come un organismo vivo, pienamente autosufficiente, è una minuscola città in miniatura, operativa h24, dove il mondo sportivo d'elite si incrocia e si mischia ogni quattro anni, si riconosce o si presenta, si saluta e si scruta. Ed è, essenzialmente, la grande vetrina dei marchi sponsor e partner del Comitato Paralimpico Mondiale.
C'è il centro fitness, dove i macchinari e le attrezzature più sofisticate parlano orgogliosamente italiano e sono targate Technogym, official fitness supplier olimpico e paralimpico estivo, da Sydney 2000 a Rio de Janeiro 2016, con il solo precedente invernale di Torino 2006, prima di questi Giochi coreani.
C'è il ristorante che offre a ciclo continuo pasti freddi e caldi a regola di cucina coreana, del mondo e halal, oltre a bevande bollenti o ghiacciate di ogni tipo e alla Coca Cola onnipresente.
Notte e giorno lavora anche l'Officina Ottobock, in grado di riparare protesi o carrozzine malconce per la pressione cui gli atleti, per vincere la gara della vita, le sottopongono.
C'è la piazza degli spettacoli, delle cerimonie e degli incontri, per le interviste degli atleti con i media fuori dal recinto privato delle residenze. Lì c'è anche lo store del merchandising ufficiale, regno di Bandabi, la mascotte paralimpica, e l'emporio di generi alimentari e per la cura del corpo. C'è, per chi vuole stare al caldo, il centro ricreativo: qui si ammazza il tempo e butta giù l'adrenalina rimasta dalle gare su poltrone reclinabili auto massaggianti, ai tavoli da biliardo o al flipper. Mentre i maxischermi propongono film, news o musica a chi sprofonda nei puff a terra.
Se ti fai male, al Villaggio il pronto soccorso è giusto sotto casa, mentre il Policlinico provvede ai piccoli malanni o infortuni. C'è la lavanderia con le asciugatrici per lavare via il sudore, le atlete sanno dove farsi la manicure e tutti provano l'agopuntura, bandiera e vanto della salute asiatica.
Siamo alle Paralimpiadi, però, non al villaggio vacanze. Non fa specie, allora, in fondo al viale, il Centro Controllo Antidoping e i posti di guardia e sicurezza ai varchi d'accesso, impenetrabili crune metal detector sorvegliate da volontari inflessibili.
Fuori di qui, facce tese e concentrazione massima. Non si scherza più: a parte la gloria sportiva, che ha un ciclo massimo di quattro anni, una medaglia d'oro vale 75.000 euro. Pesa molto più di quanto sembra.