Yuri Ferrigno numero 1 azzurro del para-badminton: “Mi sono innamorato dell’agonismo di questo sport”

Yuri Ferrigno numero 1 azzurro del para-badminton: “Mi sono innamorato dell'agonismo di questo sport”

Yuri Ferrigno numero 1 azzurro del para-badminton: “Mi sono innamorato ...

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E' ravennate la promessa del para-badminton azzurro, nuova eletta nel novero delle discipline del programma dei Giochi Paralimpici estivi, insieme al taekwondo. Per entrambi, il debutto a Tokyo 2020.

Yuri Ferrigno ha trentadue anni e di ‘professione' fa l'atleta. Tutta colpa o merito del carattere e di uno spirito agonistico che l'ha portato a saggiare molti sport diversi. Il calcio ancora bambino, poi tutti gli altri: tennis, nuoto e badminton dal 2007 nella versione paralimpica.

“La domanda che ti fai è sempre quella: cosa ho fatto di male perché mi succedesse questo? E non è vero che questa cosa, a un certo punto, si accetta. Non la accetti mai, però ho imparato a conviverci bene e ora a essere sereno”. E' successo dodici anni fa, in viaggio per andare a lavoro, un giorno qualunque. Un'apecar in traiettoria, per evitarla Yuri si butta da un lato, andando a sbattere violentemente contro un moncone di albero, lasciato dal Comune dopo gli interventi di taglio. “L'urto è violentissimo, mi cappotto cinque volte, poi riesco a uscire dal finestrino da solo”.

Seguono sei mesi lenti e interminabili a riabilitarsi, al Centro di Montecatone, un posto dove si reimpara a vivere, pur con una mielolesione. “Quello è davvero un centro di eccellenza, è lì che ho imparato una cosa fondamentale, al di là dei benefici riabilitativi: ti aiutano a tornare autonomo su una carrozzina, dalle piccole cose pratiche alle più grandi. Questo non ha prezzo”.

La prima sfida di Yuri a livello paralimpico, è sulla terra rossa: dopo le cure sceglie il tennis in carrozzina. Fa il pendolare da Ravenna a Bologna per allenarsi con l'azzurro Fabian Mazzei, pluri campione italiano della racchetta e con il tecnico azzurro Alberto Setti.

“Solo che a livello internazionale non avevo sbocchi con la mia disabilità. Purtroppo a tennis, dove non ci sono categorie distinte, giocano soprattutto atleti con amputazione e quindi con l'uso normale degli addominali. Chi ha lesioni spinali è svantaggiato in partenza, per questo non sarei mai stato competitivo”.

Così indossa il costume da nuoto e si tuffa in piscina, seguito dal preparatore che allena la squadra agonistica normodotati. “Ma io volevo gareggiare, il senso della sfida fa parte di me. Mentre mi informo sui tempi di qualificazione in vasca, per la partecipazione eventuale alle Paralimpiadi, scopro che esiste una società a Modena che propone il para-badminton, entrato nel programma paralimpico nel 2017. E che per gli atleti wheelchair come me esistono ben due categorie”.

Sempre di racchette si parla e Yuri si convince subito a provare, in fondo è un ritorno all'antico amore.

“Rispetto al tennis è sicuramente molto più veloce e quindi stimolante: intanto il volano non rimbalza, come la pallina, poi si gioca su un campo che è metà rispetto all'altro. Un match di para badminton dura al massimo un'ora, anche meno”.

Insomma Yuri si siede in carrozzina, davanti al primo avversario che è un atleta in piedi. Riesce subito a batterlo, sotto gli occhi del Presidente FIBA, Carlo Beninati. Un talento che non sfugge, quello di Ferrigno, che partecipa al suo primo campionato italiano, vincendo il titolo. Gli allenamenti si intensificano. Gli applausi scrosciano, la Federazione decide di puntare su di lui, con un Progetto di preparazione su misura.

“Comincia così la mia avventura a Roma, presso l'Acqua Acetosa. Vivo al Centro di Preparazione Olimpica cinque giorni a settimana, da gennaio scorso. Con uno staff tecnico a mia disposizione a tempo pieno: oltre al mio allenatore Enrico Galeani, un preparatore atletico e un fisioterapista. Sala pesi per cominciare, poi due sessioni al giorno di campo: mediamente sei ore tutti i giorni”.

Per fare strada occorre questo: sacrifici lontano da casa, disciplina e professionismo. “Soprattutto per ambire a stare dietro ai coreani, che guidano le classifiche mondiali, bisogna restare su standard molto alti. In Europa difficilmente arriviamo otre i quarti di finale, in presenza di avversari asiatici. Per la semplice ragione che in quella parte del mondo il badminton è lo sport nazionale, si gioca fin da piccolissimi nelle scuole”.

Quella è la scuola cui ispirarsi, per imparare: “Il sogno sarebbe fare degli stage di allenamento in Asia, sia noi atleti che i tecnici, per rubare con lo sguardo, apprendere le nozioni e le tecniche di gioco più evolute. Nei tornei internazionali si impara, certo, ma mai quanto nelle fasi di allenamento”.

Intanto la fatica porta frutti, Yuri in soli due anni di attività è reduce dal recentissimo bronzo al torneo di Danimarca, che segue il bronzo dello scorso anno a Dubai e in queste ore è al Test Event a Tokyo.

Poi lo attendono ancora tre tornei, sulla strada per la qualificazione: in Brasile e Perù a febbraio, a marzo in Spagna. Alla fine, si vedrà la ranking: “Sono 12 i posti disponibili nel singolare, alle Paralimpiadi, si qualificano due atleti per Nazione: a parte i due già dentro del Giappone quale paese ospitante, due coreani e due cinesi sono già sicuri. Insomma è durissima per noi Europei. Addirittura il primo europeo, che è un tedesco, rischia di non qualificarsi per la presenza massiccia asiatica. Bisognerebbe allargare la possibilità di acquisire slot, magari non due per Nazione, ma una. Io spero sempre in una wild card, non si sa mai. Più concretamente, però, sto puntando soprattutto a Parigi 2024”.

Tempo per le interviste scaduto, scatta la sessione di allenamento sul campo Yuri saluta con un sorriso. La fatica non pesa se l'agonismo ce l'hai nel sangue.

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