Camanni Dongdong

Biografia

"Rappresentare l'Italia ai Giochi è il massimo cui un atleta può ambire, oltre che un onore e una grande responsabilità". Dopo la partecipazione alle Paralimpiadi di Parigi 2024 ha dichiarato: "Ho vissuto una delle esperienze più emozionanti della mia vita. Ho percepito l’atmosfera di una gara diversa, carica di emozioni intense. Gareggiare in una competizione di tale livello è stato bellissimo. Sono orgoglioso di aver dimostrato di essere un atleta competitivo, anche se so che avrei potuto e dovuto fare di più".

Da piccolo viene colpito da retinoblastoma bilaterale, un tumore infantile molto aggressivo. Le cure per questa malattia, in Cina, sono molto care ma attraverso l’impegno di un giornalista Dongdong trova una famiglia in Italia disposta ad aiutarlo. È così che si trasferisce a Bevagna, in Umbria. Ama del judo la filosofia di vita che questo sport insegna. Non solo tatami, però, perché nella sua vita c'è anche il pianoforte e l'impegno con i boy-scout, oltre allo studio alla facoltà di Ingegneria. Una gara da ricordare su tutte? "I Mondiali di Baku. Era un periodo molto complesso, mi stavo trasferendo, cercavo equilibrio e stabilità. Il risultato, una medaglia di bronzo, è stata una conferma che mi ha aperto la strada verso i traguardi successivi". La lezione più importante ricevuta sul tatami è "credere in me stesso, avere fiducia perché i risultati ripagano degli sforzi fatti". Una cosa che lo imbarazza? “Essere chiamato campione".