Maria Bresciani: “Quando nuoto sento la musica”
Maria Bresciani: “Quando nuoto sento la musica”
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È uno scricciolo di neanche un metro e mezzo di altezza, ma mettetela in acqua e la vedrete planare come un motoscafo. Maria Bresciani, classe 1995 di Cremona, è una stella del nuoto e dello sport paralimpico in generale. Tesserata per la Delfini Cremona, società di cui il padre Giuseppe è presidente e allenatore, detiene 11 record del mondo Dsiso (l'Organizzazione internazionale di nuoto per gli atleti con sindrome di Down), tra cui l'ultimo – i 100 farfalla Classe C21 in 1'29”07 – stabilito poche settimane fa a Saronno al primo meeting stagionale di nuoto della Fisdir, la Federazione italiana sport paralimpici degli intellettivo relazionali. Agli ultimi Mondiali Dsiso in Canada, Maria ha ottenuto 14 podi su 14 gare, con 5 ori e altrettanti World record. En plein, quindici su 15, agli Europei di Olbia del 2019. In campo nazionale il suo medagliere è arrivato, per adesso, a quota 68 titoli.
“Maria è entrata in acqua a 3 mesi, appena dopo la prima vaccinazione – dice il padre, che è anche delegato per Cremona del Cip Lombardia –. Ha iniziato a fare acquaticità per scopi riabilitativi, ma quando aveva 11 anni abbiamo formato la squadra sportiva e lei è passata all'agonismo. Siamo partiti con 4 ragazzi, ora sono una trentina con disabilità di diverso tipo”.
Maria è entrata nella Nazionale Fisdir a soli 14 anni. Nella sua carriera ha già vinto 92 medaglie tra campionati del mondo e campionati europei, di cui 56 d'oro, 20 d'argento e 16 di bronzo, diventando l'atleta italiana più premiata: numeri che le sono valsi nel 2016 l'“Italian Paralympic Awards” al pari di Alex Zanardi, Martina Caironi e Bebe Vio. “L'attività agonistica le ha dato autonomia – continua Giuseppe Bresciani –. Maria ha grande spirito di sacrificio e un atteggiamento sempre positivo: prima delle gare non ha paura, è tranquilla e scherza con tutti, ma appena il giudice fischia il via non ce n'è più per nessuno”.
Maria si è diplomata nel 2015 con 94/100 al Liceo delle Scienze umane. Fa teatro, suona la chitarra classica e ama, come molti suoi coetanei, Laura Pausini, Fiorella Mannoia, Jovanotti e la musica americana. Dopo aver lavorato per 3 anni in una pizzeria, ha appena iniziato un inserimento lavorativo in un supermercato. Risponde al telefono in una pausa tra il lavoro (“Proprio oggi è stato il primo giorno, mi sono trovata bene”, racconta) e gli allenamenti: si sta preparando per i Trisome Games, i Mondiali per gli atleti con sindrome di Down che si disputeranno dal 31 marzo al 7 aprile in Turchia, ed è in acqua tutti i pomeriggi da lunedì a sabato, con doppia seduta il martedì e il giovedì mattina.
“Quante vasche faccio in allenamento? Non lo so, moltissime, ma io in piscina non mi stanco”, dice. Avanti e indietro, 25 metri, 50, 100 e 400, variando distanze e stili: “Quello che mi piace di più è la rana, anche se sono più forte nel delfino, nello stile libero e nei misti”. Ma cosa pensi quando nuoti? “Niente, sento la musica dentro di me, sento la mia chitarra, mi fa concentrare e mi dà forza”. Maria non sa quale sia la medaglia a cui è più affezionata: “Ne ho vinte tante”, risponde con candore. Il padre Giuseppe invece non ha dubbi: è l'oro alla staffetta 4x100 stile libero ai Mondiali del 2016. “Maria copriva gli ultimi 100 metri – ricorda con emozione –: è entrata in acqua che era quarta e poi ha recuperato quella che era la campionessa in carica sui 100, arrivando prima con un distacco di 40 centesimi”.
Maria ricorda tutte le sue trasferte all'estero, a partire dalla prima a Taipei nel 2010 con la Nazionale Fisdir. “Sono stata in Messico, 2 volte in Portogallo, 2 volte in Canada”. In Inghilterra è andata con il liceo, a New York invece ha fatto la maratona: “Non aveva mai corso prima, ma era il suo sogno e si è allenata per 2 mesi”, spiega Giuseppe. Maria adora viaggiare: “Mi piace incontrare persone da tutto il mondo e conoscere culture diverse”. Se i Trisome Games sono il suo prossimo traguardo sportivo, ce n'è un altro a cui tiene particolarmente: “Sto scrivendo un libro, è la mia storia: voglio raccontare la mia vita e dire a tutti quanto sia importante fare sport”.